Abbiamo Sempre Vissuto nel Castello della scrittrice americana Shirley Jackson, è uno di quei libri che cattura il lettore fin dalle prime righe, suscitando insieme fascino e disagio. La storia è narrata da Merricat Blackwood, una giovane di diciotto anni che vive reclusa con la sorella maggiore, Constance, e lo zio Julian in una vecchia dimora isolata dal villaggio. Fin dall’inizio si avverte che c’è qualcosa di oscuro e surreale nell’universo di Merricat, qualcosa di difficile da afferrare ma che affascina come un segreto sussurrato.

Al centro del libro c’è questa piccola famiglia disfunzionale, che vive nell’ombra di un crimine che ha trasformato la loro esistenza in una combinazione di trauma e isolamento sociale. Anni prima, quasi tutta la famiglia era stata avvelenata durante una cena, e Constance, che aveva preparato il pasto, era stata accusata di aver messo arsenico nello zucchero. Pur venendo assolta, il villaggio la considera colpevole, e gli abitanti evitano i Blackwood, i quali si chiudono così nel loro mondo, isolati e protetti da una routine strana e quasi ritualistica, mantenuta dalla stessa Merricat, che si vede come una sorta di guardiana fra la casa e il mondo esterno.

Merricat è una narratrice affascinante ma inquietante. Ha pensieri e comportamenti che, a prima vista, sembrano solo stranezze di una giovane isolata, ma a poco a poco rivela un personaggio molto più oscuro. Merricat crede in incantesimi protettivi, sotterra strani oggetti in giardino per tenere lontano il male e pensa di poter controllare gli eventi intorno a lei. È la classica narratrice inaffidabile, e questo rende la lettura una sorta di puzzle affascinante per il lettore, che cerca di capire dove finisca la fantasia di Merricat e dove inizi la realtà. Questa ambiguità tra ciò che è reale e ciò che è frutto della mente di Merricat crea un’atmosfera claustrofobica e onirica, come se il lettore stesso fosse intrappolato nello stesso castello delle sorelle.

La tensione tra la dimora dei Blackwood e il villaggio è un altro tema centrale del libro. Per gli abitanti, la casa è quasi un’entità maledetta, un simbolo di decadenza e mistero che nessuno osa disturbare. Ma quando il cugino Charles appare improvvisamente, reclamando il suo diritto all’eredità e imponendosi nella vita dei Blackwood, l’equilibrio fragile della casa viene scosso. Charles rappresenta ciò che la società si aspetta dai Blackwood: che si conformino, che tornino alla “normalità”, che abbandonino il loro isolamento. Ma per Merricat, lui è una minaccia diretta alla sicurezza del castello, e lei reagisce istintivamente, come un animale che protegge il suo territorio.

Questo conflitto tra il mondo interno dei Blackwood e il mondo esterno del villaggio è il tema essenziale della storia. Merricat e Constance vivono in una sorta di realtà alternativa, creando le proprie regole e proteggendosi dal mondo esterno. Ma questo isolamento è allo stesso tempo volontario e involontario, alimentato dal rifiuto e dall’ostilità dei paesani. La società marginalizza ciò che non comprende, mentre le sorelle Blackwood rispondono rifiutando la società, generando un ciclo continuo di isolamento e diffidenza. Alla fine, sorge una domanda: chi sono i veri “mostri”? Le sorelle, che si nascondono e fuggono dal mondo, o i paesani, che le forzano a vivere nell’isolamento e le respingono ogni volta?

Abbiamo Sempre Vissuto nel Castello è più di una storia di mistero; è una riflessione sul trauma e sulla paura. Merricat vive perseguitata dal ricordo dell’avvelenamento, dalla paura di perdere la propria sicurezza e, soprattutto, dalla convinzione che il mondo esterno sia una minaccia incombente. Shirley Jackson ci conduce in una narrazione che parla dei meccanismi che sviluppiamo per sopravvivere ai traumi: l’isolamento come scudo, la routine come conforto e persino la fantasia come una forma di fuga.

Jackson usa il genere gotico per esplorare temi di salute mentale, emarginazione e relazioni familiari complesse, creando una storia che è allo stesso tempo terrificante e profondamente umana. Alla fine del libro rimane una sensazione inquietante e una domanda: fino a che punto saremmo disposti ad arrivare per proteggere ciò che ci rimane, anche se questo significa vivere nel nostro “castello” di isolamento? Abbiamo Sempre Vissuto nel Castello è una lettura coinvolgente e inquietante, dove ogni paragrafo nasconde un mistero più grande. Shirley Jackson ci offre un ritratto delle nostre fortezze interiori, quei castelli immaginari dove custodiamo ciò che abbiamo di più prezioso — e di più oscuro.

Se questo post ti è piaciuto, perché non sostieni il mio lavoro? Un piccolo gesto può fare la differenza e aiutarmi a continuare a condividere con te storie, riflessioni e consigli di lettura. Grazie di cuore!

3 risposte a “Abbiamo Sempre Vissuto nel Castello”

  1. Avatar 𝓟𝓪𝓸𝓵𝓪
    𝓟𝓪𝓸𝓵𝓪

    Letto!

    Piace a 1 persona

    1. Shirley Jackson colpisce sempre nel segno, vero?

      "Mi piace"

      1. Avatar 𝓟𝓪𝓸𝓵𝓪
        𝓟𝓪𝓸𝓵𝓪

        Sì è bravissima

        Piace a 1 persona

Lascia un commento

In voga