Negli ultimi giorni, io e mio figlio ci siamo ritagliati del tempo per leggere insieme L’ultimo bisonte di Annalisa Camilli, con le splendide illustrazioni di Irene Penazzi. È stato molto più di una semplice lettura: è diventato uno spazio per parlare di cose che spesso restano fuori dalle conversazioni con i bambini, ma che sono così attuali da non poter essere ignorate.

Il libro racconta la storia di Benin, un bambino che, con la sua famiglia, è costretto a lasciare la propria terra in cerca di un futuro migliore. Non è una favola, anche se ci sono elementi di magia, come i leggendari bisonti dello zar che popolano i racconti del padre e danno conforto nei momenti più duri. È una storia vera, cruda, ma raccontata con una delicatezza che la rende perfetta per i bambini (è consigliata dagli 8 anni in su).

Il nostro tempo, i loro confini
La cosa che mi ha colpito è come questo libro riesca a parlare di migrazione senza appesantire, ma anche senza indorare la pillola. Oggi sentiamo spesso parlare di confini, di muri, di persone respinte, ma quante volte ci fermiamo a pensare cosa voglia dire davvero per una famiglia attraversare quei fili spinati?

Mio figlio, durante la lettura, mi ha chiesto: “Perché devono lasciare tutto? Non è ingiusto che debbano scappare?”. Non mi aspettavo domande così dirette, ma mi sono resa conto che questa è proprio la forza del libro: far emergere le questioni difficili con naturalezza, attraverso lo sguardo di un bambino come loro.

Benin, sua mamma incinta, i suoi fratelli e il cane Psdar (un compagno fedele che è impossibile non amare) affrontano la paura e il freddo con una dignità che ti resta addosso. Leggere di questi legami così forti con mio figlio ha dato un valore nuovo alla nostra routine serale. Quando il papà di Benin racconta dei bisonti per distrarre i suoi figli dalla fame e dal gelo, ho pensato a quanto anche noi genitori cerchiamo di proteggere i nostri figli dalla durezza del mondo, creando per loro piccole oasi di speranza.

Ma il libro non è solo un viaggio nella sofferenza: c’è solidarietà, c’è la forza delle storie, e c’è un lieto fine. Uno spiraglio di luce che, purtroppo, non è sempre concesso nella realtà, ma che qui serve a ricordare che la speranza può resistere anche nei momenti più bui.

Perché lo consiglio
L’ultimo bisonte non è un libro “facile”, ma è una lettura necessaria. È perfetto per parlare con i bambini di argomenti complessi come i confini, l’abbandono e la migrazione, senza mai diventare pesante o inaccessibile. Le illustrazioni di Irene Penazzi aggiungono calore e poesia, rendendo le pagine un viaggio anche visivo.

Alla fine, io e mio figlio siamo rimasti con una domanda: “Cosa possiamo fare per chi sta ancora cercando di attraversare quei confini?”. Non avevo una risposta semplice, ma ho capito che il solo parlarne è già un primo passo.

Se avete voglia di un libro che apra dialoghi veri con i vostri figli e che, al tempo stesso, vi scaldi il cuore, L’ultimo bisonte è la scelta giusta. Non c’è niente di più potente di una storia che ti accompagna oltre le pagine.

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3 risposte a “L’ultimo bisonte”

  1. Anche il tuo post è splendido.

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    1. Grazie! 😊 Sai quando leggi un libro che ti resta dentro e senti il bisogno di condividerlo? Ecco, è stato proprio così. Felice che il post ti sia arrivato!

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      1. Grazie a te per la risposta! 🙂

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