📺 Disponibile su Mubi
📽️ Durata: 1h47
Ci sono film che non urlano, ma sussurrano qualcosa che resta con te. The Humans di Stephen Karam è uno di questi. Un dramma familiare che scivola lentamente nell’ansia e nel disagio, trasformando una cena del Ringraziamento in un’esperienza quasi claustrofobica.
La Trama
Brigid (Beanie Feldstein) e Richard (Steven Yeun) ospitano i genitori di lei, Erik (Richard Jenkins) e Deirdre (Jayne Houdyshell), la sorella Aimee (Amy Schumer) e la nonna Momo (June Squibb), che soffre di demenza. La cena scorre tra chiacchiere di circostanza, battute, racconti di lavoro. Ma ci sono cose che non vengono dette, tensioni che emergono nei dettagli: luci che tremolano, rumori sinistri dall’appartamento sopra, ombre che sembrano muoversi. Il film non ha una grande trama, ma lavora sul sottotesto. E più passano i minuti, più il non detto diventa pesante.
Di cosa parla davvero?
Di paura. Non quella dei film horror, ma quella reale: paura del futuro, della solitudine, della malattia, della precarietà economica. Il vecchio appartamento in cui si svolge tutto non è solo uno sfondo, è una metafora. Crepe nei muri, corridoi bui, stanze fredde: esattamente come i rapporti tra i personaggi.
E poi c’è Erik, il padre. Si capisce che nasconde qualcosa, che è tormentato. Ma The Humans non ti dà risposte facili. Non è un film su grandi rivelazioni, è un film su piccole crepe che, se guardi bene, sono voragini.
Regia e atmosfera
Stephen Karam adatta la sua pièce teatrale con una regia quasi voyeuristica. La macchina da presa si allontana dai personaggi, li lascia incorniciati dentro porte e finestre, come se li spiassimo. L’effetto è quello di un horror, ma senza nessuna minaccia concreta. Il vero nemico è il tempo, la vita che sfugge, le cose che si deteriorano.
E poi c’è il sonoro: il silenzio pesa tanto quanto i dialoghi, e i rumori della casa – tubi che scricchiolano, passi al piano di sopra – diventano parte della tensione. Sembra quasi che l’edificio stia inghiottendo i personaggi.
La mia esperienza guardandolo
Non mi aspettavo di sentirmi così a disagio. Il film non ha momenti esplosivi, eppure non ti lascia respirare. È come stare seduti a un tavolo con persone che si vogliono bene ma non sanno più parlarsi. Ti fa sentire l’elefante nella stanza, senza mai nominarlo.
Non è un film per tutti. Se cerchi ritmo, azione o una storia con un inizio e una fine netti, potrebbe frustrarti. Ma se ami il cinema che lavora sulle sfumature, sul non detto, sulle cose che senti più che vedi, The Humans è un’esperienza che vale la pena vivere.
Alla fine, ci ricorda che i fantasmi peggiori sono quelli che vivono con noi ogni giorno.





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