📽️ Durata: 1h19
📺 Disponibile su Rai Play
Quando è stata l’ultima volta che hai visto un film horror ambientato 45.000 anni fa? Fuori dall’oscurità (Out of Darkness, 2022) è qualcosa di completamente diverso dal solito: un horror preistorico, dove la paura non viene da fantasmi o demoni, ma dal buio stesso, dall’ignoto, da ciò che non può essere compreso.
La trama
Un piccolo gruppo di esseri umani arriva su una terra sconosciuta in cerca di un nuovo inizio. Sono sei: Adem, il leader del gruppo, suo figlio Heron, la compagna Ave, il fratello Geirr, l’anziano Odal e la giovane Beyah. Sono cacciatori, migranti, sopravvissuti. Ma non sono soli.
All’inizio, il pericolo sembra quello di sempre: fame, freddo, animali selvaggi. Ma presto si rendono conto che qualcosa li osserva. Qualcosa che non comprendono, che non possono combattere. E più il terrore cresce, più si rendono conto di quanto siano vulnerabili.
Il contesto – il primo orrore della storia umana
Il film lavora su una paura primordiale: il buio e l’ignoto. Se oggi possiamo razionalizzare il terrore con la scienza, con spiegazioni logiche, 45.000 anni fa tutto ciò che non si poteva vedere o comprendere era puro orrore.
E questo è il cuore del film: come si affronta un male che non ha nome? Che non ha storia, non ha precedenti, non ha soluzioni? I protagonisti non hanno miti o religioni che li aiutino a capire cosa li sta cacciando. Possono solo fuggire, o accettare la loro sorte.
Stile e regia – un’esperienza immersiva e spietata
Il regista Andrew Cumming costruisce un mondo che sembra autentico in ogni dettaglio. Una scelta geniale è stata quella di far recitare gli attori in una lingua inventata, chiamata Tola, basata su suoni arcaici dell’arabo e del basco. Questo elimina ogni familiarità e ci trasporta completamente nel passato.
La fotografia è fredda, naturale, priva di estetica artificiale. Il film è stato girato in Scozia, tra paesaggi ostili e desolati, e si sente tutta la durezza della sopravvivenza in un’epoca senza rifugi sicuri.
E poi c’è il sonoro: essenziale, minimale, disturbante. Non c’è musica a guidare l’emozione, solo il vento, il respiro affannoso, il silenzio carico di tensione. L’orrore non arriva con jump scare o colpi di scena, ma con un senso costante di pericolo.
La mia esperienza – tensione pura
Non sapevo cosa aspettarmi e, dopo pochi minuti, ero completamente dentro il film. Il terrore non viene dal sangue o dalla violenza, ma dall’attesa, dal non sapere cosa sta succedendo, dal sentire la vulnerabilità di quei personaggi.
La cosa più inquietante? Il pensiero che questo tipo di paura sia stato uno dei primi sentimenti umani, quando l’uomo non sapeva ancora cosa c’era oltre l’oscurità e poteva solo sperare di sopravvivere un giorno in più.
Vale la pena vederlo?
Se ami l’horror psicologico, le esperienze immersive e i film che ti fanno sentire il terrore sulla pelle, Fuori dall’oscurità è da vedere assolutamente. Ma richiede pazienza. Non è un film che ti spaventa con effetti speciali, ma che ti trascina lentamente in un incubo antico quanto l’umanità.
E alla fine, lascia una domanda che è difficile scrollarsi di dosso: cosa ci osservava nell’oscurità quando ancora non avevamo parole per descrivere la paura?





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