📺 Disponibile su Prime Video
📽️ Durata: 3h26
“Killers of the Flower Moon” non è un film da guardare distrattamente. È una storia che rimane dentro, che pesa, che lascia domande senza risposte facili. Non si esce indenni da un film del genere, perché quello che racconta non è solo il passato, ma un meccanismo che si ripete sotto forme diverse.
La trama
Negli anni ’20, la nazione Osage scopre il petrolio e diventa improvvisamente ricca. Ma la loro ricchezza non li protegge, anzi. Attira speculatori bianchi che, con matrimoni strategici e omicidi pianificati, iniziano a eliminare gli Osage per impadronirsi delle loro fortune.
Ernest Burkhart (Leonardo DiCaprio) è un uomo debole, facilmente manipolabile dallo zio William Hale (Robert De Niro), un allevatore rispettato che si finge amico degli Osage mentre orchestra il loro sterminio. Al centro della vicenda c’è Mollie (Lily Gladstone), moglie di Ernest, che vede la sua famiglia morire una dopo l’altra mentre si ammala lentamente, avvelenata senza saperlo.
Il contesto tematico – chi racconta la storia?
Scorsese avrebbe potuto fare un film investigativo, incentrato sull’arrivo dell’FBI e sulla soluzione del caso. Ma ha scelto un’altra strada. Non è un film sulla giustizia, è un film sul male quotidiano, su come le peggiori atrocità possano avvenire nel silenzio generale.
Qui la violenza non è urlata. È burocratica, metodica, travestita da normalità. Non ci sono razzisti stereotipati che gridano insulti: ci sono uomini che sorridono mentre derubano, mariti che baciano le loro mogli prima di ucciderle, un’intera comunità che guarda dall’altra parte.
Stile e regia
Scorsese abbandona il montaggio frenetico di The Wolf of Wall Street e la tensione esplosiva di The Departed. Qui il ritmo è lento, il tempo si dilata, e lo spettatore è costretto a rimanere dentro la storia, senza scappatoie.
La fotografia ha colori terrosi, la luce naturale rafforza la sensazione di ineluttabilità. La colonna sonora alterna jazz e musica indigena, creando un contrasto tra il progresso che avanza e una cultura che viene cancellata.
Il finale è un colpo di genio. Scorsese sposta ancora una volta il punto di vista e ci lascia con una domanda fondamentale: come vengono raccontate certe storie? Chi ha il diritto di raccontarle?
Le interpretazioni
Lily Gladstone è il cuore del film. Non ha bisogno di scene madri o di grandi discorsi: basta il suo sguardo per comunicare tutto. È la sua presenza a dare peso alla storia, a renderla umana.
DiCaprio fa un’interpretazione atipica, lontana dai suoi ruoli più carismatici. Qui è un uomo mediocre, incapace di prendere decisioni, un complice che non ha il coraggio di guardarsi allo specchio. De Niro, invece, è spaventoso nella sua calma: un burattinaio che si muove con gentilezza apparente, mentre tutto intorno a lui muore.
Premi e riconoscimenti
Il film ha ricevuto 10 nomination agli Oscar 2024, tra cui:
- miglior film
- miglior regia (Martin Scorsese)
- miglior attrice protagonista (Lily Gladstone) – prima attrice nativa americana nominata in questa categoria
- miglior attore non protagonista (Robert De Niro)
- miglior fotografia
- miglior colonna sonora
Lily Gladstone ha anche vinto il Golden Globe per la miglior attrice, un riconoscimento storico.
Cosa funziona
- una storia potente, raccontata con rispetto e senza spettacolarizzazioni
- Lily Gladstone, magnetica anche nei silenzi
- la critica alla violenza sistemica e all’ipocrisia del potere
- il finale, una scelta coraggiosa e inaspettata
Cosa convince meno
- la durata. Alcune scene potevano essere tagliate senza perdere impatto
- il ritmo, volutamente lento, può risultare faticoso
L’esperienza di visione
Guardare Killers of the Flower Moon è stato un viaggio emotivamente estenuante, ma necessario. Non è un film che si “gode”, è un film che si attraversa.
Vale la pena vederlo? Sì, ma serve il giusto stato d’animo. Non è intrattenimento, è un pezzo di storia raccontato con una lucidità che raramente si vede al cinema. Scorsese, a più di 80 anni, continua a essere uno dei pochi registi capaci di trasformare il cinema in una forma di memoria. E questo, oggi, è più prezioso che mai.





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