Ci sono serie che iniziano in sordina, sembrano semplici e senza pretese, e poi, all’improvviso, ti ritrovi completamente immerso, a ridere e a commuoverti senza nemmeno accorgertene. Schitt’s Creek è esattamente così. All’inizio pensavo fosse solo un’altra satira sui ricchi caduti in disgrazia, ma la verità è che questa serie ti attira con la commedia e ti conquista con il cuore.
La trama
I Rose erano ricchi, molto ricchi. Poi arriva la bancarotta, il fisco si porta via tutto e l’unico bene che gli rimane è Schitt’s Creek, una cittadina sperduta che avevano comprato per scherzo anni prima. Senza alternative, si trasferiscono lì.
- Johnny (Eugene Levy) – ex magnate dell’home video, cerca di mantenere la calma e di rimettere in piedi qualcosa.
- Moira (Catherine O’Hara) – ex attrice di soap opera, vive in un mondo tutto suo fatto di parrucche improbabili e frasi che nessuno capisce.
- David (Dan Levy) – sarcastico, sofisticato, totalmente fuori luogo nella sua nuova realtà.
- Alexis (Annie Murphy) – la tipica ragazza da jet-set che ha vissuto un numero ridicolo di avventure assurde (“quella volta che sono stata rapita da un principe in Thailandia”).
L’idea iniziale è che questa famiglia viziata debba imparare a cavarsela senza soldi. Ma presto diventa chiaro che la serie non è questo. Non è solo una serie di battute ben scritte (anche se lo sono). È una serie che parla di relazioni, di come le persone cambiano quando sono costrette a fermarsi, ad ascoltare, a costruire legami veri.
E poi c’è David e Patrick, una delle storie d’amore più belle e genuine viste in una serie TV. Nessun dramma tragico, nessuna lotta contro il mondo: solo due persone che si trovano, si capiscono e imparano ad amarsi senza riserve.
Stile e regia
A prima vista, la serie sembra visivamente semplice: pochi set (metà delle scene si svolge in un motel fatiscente), fotografia essenziale, regia statica. Ma tutto questo è intenzionale: il cuore della serie sta nei dialoghi e nei personaggi.
E poi c’è Moira Rose, interpretata da una Catherine O’Hara in stato di grazia. Il suo modo di parlare, il suo lessico ridicolo, i suoi outfit fuori dal mondo… è un personaggio assurdo e geniale, uno di quelli che restano nella storia delle serie TV.
Cosa aspettarsi da ogni stagione?
- Stagione 1 – Può risultare strana e un po’ fredda. L’umorismo è secco e imbarazzante, i personaggi sembrano caricature. Ma è tutto voluto.
- Stagione 2 – Inizia a emergere il lato più umano della storia. I Rose restano snob, ma cominciano a interagire davvero con la città.
- Stagione 3 – Il punto di svolta. Il tono cambia, i personaggi si evolvono e la serie smette di essere solo una satira.
- Stagione 4 – Il periodo migliore: le dinamiche sono perfette e alcune scene diventano iconiche.
- Stagione 5 – Bilanciamento perfetto tra commedia e emozione. Alcuni episodi sono tra i più belli mai scritti.
- Stagione 6 – Finale perfetto. Non si trascina, non delude, chiude ogni arco narrativo con eleganza.
La mia esperienza
Non è stato amore a prima vista. All’inizio mi sembrava una serie strana, con personaggi troppo distanti da me. Ma poi ho capito che il suo vero punto di forza è come, episodio dopo episodio, ti avvicina sempre di più a loro. Ti fa ridere senza che tu te ne accorga, ti fa commuovere senza diventare melodrammatica.
Ad un certo punto mi sono resa conto che Schitt’s Creek era diventata la mia serie di conforto. Di quelle che rivedi non perché vuoi scoprire cosa succede, ma solo per passare altro tempo con i personaggi.
Vale la pena?
Se ami le serie con personaggi complessi, umorismo raffinato e crescita autentica, allora sì, assolutamente. Schitt’s Creek è una di quelle serie che ti scalda il cuore senza che tu te ne renda conto.
E quando ti accorgi di quanto ti mancano i personaggi… bébé, ormai è troppo tardi. Sei innamorato.





Lascia un commento