📽️ Durata: 2h08
📺 Disponibile su Rai Play

Sai quella sensazione di disagio che si insinua piano piano, che non arriva con un colpo di scena o con la colonna sonora incalzante, ma con il silenzio, con sguardi troppo lunghi, con il peso dell’aria in una stanza? As Bestas (2022), di Rodrigo Sorogoyen, è esattamente questo tipo di film. Un thriller che non ha bisogno di sangue o serial killer per farti sentire intrappolato. Basta la realtà.

La Trama: un incubo rurale

Antoine e Olga sono una coppia francese che ha deciso di ricominciare da capo in un piccolo villaggio della Galizia. Produzione agricola sostenibile, contatto con la natura, una vita più autentica. Il problema? Per gli abitanti del posto, soprattutto per i fratelli Xan e Lorenzo, loro sono degli estranei che non c’entrano niente con quella terra. E soprattutto, sono un ostacolo a un affare che potrebbe cambiare la vita di tutti: la vendita delle terre a una compagnia eolica. Antoine si oppone alla speculazione e così inizia una guerra silenziosa, fatta di minacce, umiliazioni sottili e una tensione che cresce in modo quasi insopportabile.

Ma quello che rende As Bestas così efficace è che il conflitto non è mai banale. Non è solo una lotta tra il bene e il male, tra il cittadino colto e il contadino rozzo. È una storia di frustrazione, di radici, di rabbia repressa e di territori contesi, non solo in senso fisico ma anche emotivo.

Contesto Tematico: chi è davvero l’intruso?

Sorogoyen mette in scena qualcosa che va oltre la semplice ostilità tra locali e stranieri. Il film parla di potere, di resistenza e soprattutto della paura dell’altro. Antoine e Olga credono di poter migliorare il posto in cui si sono trasferiti, ma non si rendono conto di quanto quella terra sia legata a un codice invisibile, fatto di rancori, di appartenenza e di regole non scritte. Da una parte ci sono loro, convinti di poter essere accettati con il tempo. Dall’altra ci sono gli abitanti, che non li vedranno mai come parte della comunità. E in mezzo c’è il pubblico, che a un certo punto si chiede: da che parte sto davvero?

Stile e Regia: la tensione nel non detto

Sorogoyen è un maestro della tensione sottile. Le scene si allungano, i dialoghi si fanno sempre più stretti, ogni sguardo è una minaccia. La famosa scena del bar è un capolavoro: una conversazione di pochi minuti che diventa un vero e proprio duello. Nessuna pistola, nessuna violenza esplicita. Solo parole, sguardi, il tintinnio dei bicchieri. Ed è proprio qui che As Bestas si avvicina a qualcosa di primordiale: la lotta per il dominio. Chi cede lo sguardo per primo ha già perso.

Sorogoyen lavora con una regia che si muove tra l’intimità quasi documentaristica e un senso costante di minaccia. La macchina da presa osserva i personaggi da lontano, quasi come se volesse darci la prospettiva di uno spettatore invisibile. E poi ci sono i paesaggi: la Galizia è un luogo bellissimo e ostile allo stesso tempo. Colline verdi, boschi silenziosi, cieli immensi. Una natura che sembra quasi ignorare il dramma umano che si sta consumando.

La mia esperienza di visione: soffocante e ipnotico

Ci sono film che ti colpiscono con un pugno in pieno volto. As Bestas no. As Bestas è come un veleno che entra lentamente nel sangue. Ti fa sentire a disagio, ti fa stringere i pugni sui braccioli della sedia senza neanche accorgertene. E poi, quando pensi che il peggio sia passato, ti colpisce di nuovo.

Sorogoyen gioca con le aspettative dello spettatore. Pensi di sapere dove sta andando la storia, ma poi cambia prospettiva e ribalta tutto. E questo è un film che osa fare una cosa che pochi fanno: proseguire oltre il climax, mostrarti le conseguenze, lasciarti solo con il silenzio e con tutto il peso di ciò che è accaduto.

Vale la pena?

Decisamente sì. Ma preparati: As Bestas non è un film per rilassarsi. È un film che ti lascia con un nodo allo stomaco, che ti fa pensare, che ti costringe a fare i conti con la paura più reale di tutte: quella dell’essere impotente di fronte alla violenza.

E tu? L’hai visto? Ti ha lasciato senza fiato o hai sentito il bisogno di urlare allo schermo?

10 risposte a “As bestas – La terra della discordia”

  1. ❤️❤️ Sì, ho visto il film. Sono galiziano, della costa atlantica, ma per qualche anno sono andato a vivere in un villaggio dell’entroterra della Galizia e anch’io ho sentito quel rifiuto degli estranei, nonostante fossi galiziano. Il film mi ha lasciato molto colpito.
    Grazie per questo perfetto post!

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    1. Che bello quello che hai scritto… e anche doloroso. Grazie davvero per averlo condiviso! Penso che As Bestas colpisca così tanto proprio perché tocca qualcosa di profondo e universale: il desiderio di appartenenza e la paura del diverso. Ed è ancora più forte sentirlo raccontato da qualcuno che quella terra la conosce davvero, e che, nonostante le radici, si è trovato comunque “fuori”. Mi fa pensare che forse non si tratta solo di “da dove vieni”, ma anche di quali sogni porti con te. Grazie ancora, davvero. È un onore leggere queste parole

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  2. Ecco, su Raiplay posso farcela 😂 ogni tanto vedo qualcosa, ma il 99% del mio tempo libero lo dedico ai libri

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    1. E alla fine vince sempre il libro, ovvio ahah, però As Bestas è quasi un libro travestito da film, denso, pieno di sottotesti, con quei silenzi che parlano più di mille dialoghi

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  3. Vado al cinema una volta ogni 5 anni e l’ultima volta è stata per vedere As Bestas a A Coruña. Sono rimasto sorpreso dalla tua recensione dall’Italia, vivo in Inghilterra e non sapevo che il film fosse stato visto fuori dalla Spagna, mi hai fatto sentire parte di quel mondo (la mia terra) Grazie mille per la tua risposta

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    1. Che bello leggere le tue parole… davvero, mi hanno toccato il cuore. Io sono italo-brasiliana, e ti capisco profondamente. Ogni volta che un film brasiliano arriva in Europa e viene apprezzato, discusso, amato… sento una specie di orgoglio silenzioso, come se qualcuno avesse riconosciuto un pezzo della mia anima. È quel momento raro in cui ti accorgi che la tua storia – quella con cui sei cresciuto, che a volte ti sembrava invisibile- viene vista. E capita. E vale.
      Credo che sia questo il potere del cinema quando riesce davvero: ci fa sentire parte di qualcosa, anche a chilometri di distanza. E sapere che la mia recensione, scritta qui dall’Italia, ti ha fatto sentire di nuovo vicino alla tua terra… beh, è un regalo enorme. Grazie a te per averlo condiviso. Davvero. Le storie, quando si intrecciano così, diventano più forti.

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  4. mi sento molto vicino a te! Invidio la capacità che hai di analizzare libri e film, cosa che per me sarebbe molto difficile. È stato un post che mi ha toccato il cuore. E anche i commenti.
    Buona sera Tamiris

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  5. Avatar letteraturadiviaggio
    letteraturadiviaggio

    Bellissimo! Un noir che conferma l’ottima salute del cinema spagnolo. Bella recensione, come sempre…

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    1. Hai ragione, il cinema spagnolo (e direi anche quello galiziano, in questo caso!) sta vivendo un momento davvero potente. Questo film è una coltellata lenta, no? Niente di esagerato, niente urla… eppure ti rimane addosso

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      1. Avatar letteraturadiviaggio
        letteraturadiviaggio

        Quello che forse mi colpisce di più è la credibilità del film stesso e dei bravissimi attori. Vero, senza strepiti mette terrore

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