Dopo i canti poetici del Duecento, la prosa in volgare arriva con un po’ di ritardo. La poesia aveva già trovato il suo spazio mentre la prosa era ancora schiacciata dal peso del latino. Eppure, poco a poco, qualcosa cambia: giuristi, retori e uomini di lettere iniziano a tradurre testi dal latino e dal francese, fissando modelli nuovi per scrivere in volgare. In questo scenario prende forma il Novellino, un libro che sembra venire dalle piazze e dalle botteghe, con la leggerezza di chi racconta storie alla gente comune.
Il contesto
Siamo nella Toscana del XIII secolo, nel cuore dei Comuni italiani. L’alfabetizzazione cresce, la borghesia cittadina ha fame di racconti e nasce un pubblico nuovo: non più solo monaci o dotti, ma lettori laici, mercanti, artigiani. La prosa in volgare, favorita dal lavoro di grammatici come Guido Faba e fra Guidotto, comincia a conquistare spazi che fino ad allora appartenevano al latino. È il terreno ideale perché nasca una raccolta di novelle popolari, brevi e vivaci, scritte direttamente per chi vive la città.
Il libro
Ottantacinque novelle nel manoscritto più antico, cento nell’edizione a stampa. Non hanno tempo da perdere: niente trame elaborate, solo lampi narrativi che fissano un gesto, un destino, un ammonimento. Dentro ci trovi cavalieri e santi, regnanti svevi e miracoli popolari, favole morali e racconti ironici. È un caleidoscopio: ogni storia breve come un respiro, eppure capace di lasciare il segno.
Il linguaggio è un volgare fiorentino fresco e immediato, arricchito da latinismi liturgici e termini francesi. È lingua viva, che sa essere solenne e popolare insieme, come la piazza che ascolta un predicatore e subito dopo ride di una barzelletta.
Il movimento letterario
Il Novellino si colloca nella tradizione della prosa didattico-morale delle origini, insieme ai testi nati dal volgarizzamento (traduzioni di opere latine e francesi). Ma a differenza dei manuali retorici o dei trattati, qui troviamo storie che respirano la vita quotidiana e anticipano la grande narrativa italiana: senza il Novellino, il Decameron di Boccaccio non sarebbe stato lo stesso.
Curiosità storiche
- L’opera è anonima: non sappiamo chi l’abbia scritta, forse più autori.
- Alcune novelle hanno protagonisti reali, come regnanti svevi o angioini.
- Il titolo Novellino appare solo nel XVI secolo, con la stampa.
Perché leggerlo oggi
Perché il Novellino ci restituisce il Medioevo quotidiano, non solo i grandi poeti e i mistici, ma le voci minute, le storie di strada, gli exempla che circolavano tra mercati e chiese. In un’epoca di narrazioni infinite e seriali, queste novelle mostrano il potere della brevità: poche righe che bastano per insegnare, sorprendere o semplicemente far sorridere.





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