Al quattordicesimo giorno del calendario non troviamo mostri con artigli o demoni cosmici, ma un orrore molto più vicino e disturbante: i serial killer. Mindhunter (2017–2019), serie prodotta da David Fincher per Netflix, racconta la nascita del termine stesso “serial killer” e delle prime indagini psicologiche dell’FBI sui più famosi assassini d’America.

Che cos’è l’horror dei serial killer?

È l’orrore del reale, del quotidiano che diventa minaccia. I serial killer non sono creature soprannaturali, ma esseri umani capaci di atti inimmaginabili. L’orrore nasce dal fatto che vivono tra noi, spesso insospettabili, e che le loro azioni hanno motivazioni oscure ma reali.

Mindhunter amplifica questa dimensione: non ci sono inseguimenti spettacolari o scene splatter, ma stanze silenziose in cui si parla con uomini che hanno commesso atrocità. L’orrore è nella parola, nel dettaglio freddo e disturbante.

Elementi chiave

  • Dialoghi inquietanti → interviste lunghe e claustrofobiche con veri serial killer (ricostruiti fedelmente).
  • Atmosfera fredda e realistica → niente effetti facili: solo tensione psicologica costante.
  • Nascita della criminologia moderna → la serie mostra come l’FBI abbia iniziato a studiare la mente criminale.
  • Serial killer iconici → Ed Kemper, Jerry Brudos, Richard Speck: ricostruiti in modo agghiacciante.
  • Sottile ambiguità → anche gli agenti dell’FBI si contaminano, iniziando a vedere il mondo attraverso gli occhi dei mostri che studiano.

Differenza dagli altri sottogeneri

  • Psicologico (giorni 4 e 30) → entrambi lavorano sulla mente, ma Mindhunter lo fa attraverso casi reali, senza allegoria.
  • Slasher (giorno 2) → lì il killer è spettacolare, quasi un mostro. Qui è banale, quotidiano, ancora più inquietante.
  • Gotico (giorno 1) → colpa e peccato soprannaturali. Qui: colpa e peccato radicati nell’umano.

La trama

Negli anni ’70, due agenti dell’FBI, Holden Ford e Bill Tench, avviano un’unità sperimentale per studiare i serial killer incarcerati. Intervistandoli, cercano di capire le loro motivazioni e i loro schemi mentali, per applicarli a casi aperti. Parallelamente, la loro vita personale si intreccia con il lavoro, mostrando quanto sia difficile guardare troppo a lungo nell’abisso senza farsi contaminare.

Lettura critica

Mindhunter non cerca l’orrore nel sangue, ma nelle parole. È un horror silenzioso, fatto di conversazioni che mettono a disagio più di mille scene splatter. Fincher costruisce un mondo in cui la violenza è raccontata e analizzata, ma proprio per questo diventa ancora più tangibile. È anche un racconto su come la società ha imparato a dare un nome al male, scoprendo che il male non è fuori, ma dentro di noi.

Perché guardarla a Halloween

Perché Halloween non è solo mostri e fantasmi: è anche il momento per confrontarsi con il male umano, quello reale, che non ha bisogno di artigli né magie. Mindhunter è perfetta per chi vuole brividi lenti, profondi, che restano nella testa anche a distanza di giorni.

Curiosità

  • La serie è basata sul libro Mindhunter: Inside the FBI’s Elite Serial Crime Unit, scritto da John E. Douglas e Mark Olshaker.
  • David Fincher (regista di Seven e Zodiac) ha diretto diversi episodi, mantenendo il suo stile cupo e meticoloso.
  • Gli attori che interpretano i serial killer sono stati lodati per la somiglianza impressionante con i veri criminali.
  • Nonostante il grande successo di critica, la serie si è fermata alla seconda stagione, diventando una delle “grandi occasioni mancate” di Netflix.

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