Ho deciso di leggere le Rime di Lapo Gianni perché mi incuriosiva scoprire la voce di chi stava un po’ più in ombra. Lapo non è il nome che trovi nei manuali a caratteri cubitali, e forse proprio per questo mi attirava: cosa significa essere “stilnovista minore”? È davvero minore o semplicemente meno celebrato?
Contesto e movimento
Lapo Gianni era fiorentino, amico di Dante, e parte di quella cerchia che faceva dello stilnovo una specie di officina poetica. Le sue rime non hanno la potenza speculativa di Cavalcanti né la monumentalità di Dante, ma mostrano bene come il dolce stil novo fosse anche una scuola collettiva, fatta di voci che condividevano temi, immagini, lessico. È una testimonianza di come l’innovazione letteraria si diffonde e diventa quasi “lingua comune” di una generazione.
Temi e trama poetica
Al centro resta l’amore, visto come forza che innalza e nobilita, in perfetto stile guinizelliano. C’è la donna angelicata, c’è il cuore gentile, c’è l’idea che l’esperienza amorosa porti a un perfezionamento interiore. Ma leggendo Lapo, ho avuto l’impressione che tutto fosse un po’ più semplice, più lineare, meno inquieto rispetto a Cavalcanti e meno visionario rispetto a Dante. È come se fosse la versione “quotidiana” dello stilnovo, senza troppi fuochi d’artificio, ma sincera nella sua devozione ai temi centrali della scuola.
Stile e linguaggio
La lingua è elegante, dolce, con quella musicalità tipica dello stilnovo, ma senza eccessi di difficoltà. È un poeta leggibile, che non costringe a decifrare trattati filosofici tra i versi. Questo lo rende piacevole, ma allo stesso tempo gli toglie un po’ di forza innovativa: sembra sempre restare un passo indietro rispetto ai compagni più audaci.
Punti positivi e negativi
Il lato positivo è che le sue rime ci fanno respirare il clima culturale dell’epoca: ci mostrano come le idee stilnoviste non fossero soltanto il genio di due o tre grandi, ma un movimento collettivo, una sensibilità condivisa. Leggere Lapo è come ascoltare la voce corale della scuola.
Il lato negativo è che a volte la sensazione è di déjà-vu, le immagini si ripetono ed i concetti non sorprendono. Se cercavo l’originalità assoluta, qui ne ho trovata poca.
La mia esperienza di lettura
Personalmente, leggere Lapo Gianni è stato come incontrare un comprimario in un film: non ruba mai la scena, ma senza di lui la storia non sarebbe completa. Non mi ha emozionato come Cavalcanti né fatto riflettere come Guinizzelli, ma mi ha aiutato a vedere lo stilnovo nella sua coralità, come un movimento vero, fatto di dialoghi, scambi e anche imitazioni reciproche. È stato un po’ come guardare “i lati B” della musica: magari meno brillanti, ma preziosi per capire il quadro d’insieme.





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