Ogni maledetto Natale è una commedia italiana che mescola il panettone con la lotta di classe, le apparenze con l’imbarazzo, e ci mette davanti a una domanda: che cosa festeggiamo davvero quando diciamo “Natale”?

Perché questo film

L’ho scelto perché è una delle poche commedie italiane che osa guardare dentro la sacra famiglia natalizia e mostrare quanto sia costruita, fragile, teatrale. Il film smonta la retorica del pranzo perfetto e fa esplodere, con ironia quasi crudele, le dinamiche di classe, di linguaggio, di gusto.
È il Natale visto da due prospettive: chi ha tutto e chi non ha niente, chi appare e chi resiste. E nel mezzo, un amore che cerca di sopravvivere tra i due mondi.

Trama

Massimo e Giulia si conoscono e si innamorano.
Due persone normali, o almeno così sembra. Poi arriva il Natale e con lui, l’incubo dell’incontro con le rispettive famiglie.
Da una parte i borghesi raffinati, tutti vino biologico e ansie esistenziali. Dall’altra, i provinciali rumorosi, pieni di affetto ma anche di pregiudizi.
La cena natalizia diventa campo di battaglia, uno scontro di mondi che nessun amore romantico sembra in grado di conciliare.

Regia e stile

Diretto dal collettivo Mattia Torre, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo (gli stessi di Boris), il film porta nel Natale lo stesso sguardo cinico e affettuoso con cui Boris raccontava la televisione italiana.
Lo stile è volutamente teatrale, quasi caricaturale, ma dietro le risate c’è un dolore autentico: quello di chi capisce che le differenze sociali non scompaiono solo perché è il 25 dicembre. L’ambientazione alterna il lusso freddo dei salotti e il caos caldo delle case di provincia, come due facce della stessa nevrosi nazionale.

Temi e riflessioni

Sotto la patina della commedia, Ogni maledetto Natale è una riflessione feroce sul classismo all’italiana. Mostra come anche il Natale, il momento che dovrebbe unire, diventa terreno di esclusione, confronto, misura del successo.
Le famiglie sono microcosmi di potere: parlano linguaggi diversi, non solo economici ma anche morali. C’è chi si vergogna della propria povertà e chi della propria ricchezza, ma nessuno sembra capace di essere sincero.

Il film usa la risata come strumento politico. Ridendo dei tic dei ricchi e dei cliché dei poveri, ci costringe a riconoscere le nostre stesse posture.
È una satira sulla performatività del Natale, su quanto siamo disposti a recitare per apparire “felici insieme”. E quando tutto crolla, resta solo l’essenziale: la goffaggine umana, quella che nessuna decorazione può nascondere.

Punti positivi

  • Cast impeccabile (da Corrado Guzzanti a Valerio Mastandrea, da Laura Morante a Alessandro Cattelan) che trasforma il disagio in arte.
  • Scrittura intelligente, pungente, piena di ritmo.
  • Riesce a essere esilarante e malinconico allo stesso tempo.
  • Fa pensare senza predicare, e questo è raro nel cinema natalizio.

Punti negativi

  • Alcune gag possono sembrare esagerate o surreali, ma fanno parte del linguaggio grottesco voluto dagli autori.
  • Il finale lascia un senso di amarezza: niente redenzione facile, solo consapevolezza.

Perché guardarlo a Natale

Perché è un antidoto perfetto alla retorica del “siamo tutti uguali”.
Perché smonta il mito della famiglia perfetta e lo sostituisce con qualcosa di più vero: l’imperfezione condivisa.
E perché ridere del privilegio, quando è fatto così bene, è già un modo per riconoscerlo.

Ogni maledetto Natale è la commedia che mette la classe sociale nel presepe e ci costringe a guardarla in faccia.

Una replica a “Ogni maledetto Natale”

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