Un bambino chiamato Natale di Matt Haig è una di quelle storie che sembrano destinate ai più piccoli e invece parlano a tutti. È un racconto di origini, non solo di Babbo Natale, ma della speranza come capacità di resistere alle difficoltà senza perdere fiducia negli altri.

Perché questo libro

L’ho scelto perché riesce a essere magico senza risultare ingenuo. Haig scrive con una voce semplice, ma attraversata da una forte sensibilità emotiva, capace di parlare di cose complesse con leggerezza e chiarezza.

È una favola che racconta la povertà senza addolcirla, l’immaginazione come risorsa vitale e l’empatia come forma di sopravvivenza. Al centro non c’è una fede religiosa, ma una fiducia profonda nelle persone, nella possibilità di fare il bene anche quando tutto sembra suggerire il contrario.

Trama

Nikolas è un bambino povero che vive con suo padre in una piccola capanna in Finlandia. La sua vita è segnata dalla fatica e dal freddo, ma anche da piccole speranze quotidiane, una bambola di rapa come unico giocattolo, la neve come presenza costante.

Quando il padre parte per una spedizione alla ricerca del leggendario villaggio di Elfhelm, Nikolas decide di seguirlo. Inizia così un viaggio attraverso foreste gelate, pericoli e incontri fantastici, che lo porterà a scoprire un mondo nascosto dove la magia esiste, ma solo finché qualcuno continua a crederci.

In quel percorso Nikolas diventa lentamente ciò che il mondo conoscerà come Babbo Natale, non una figura perfetta o distante, ma un ragazzo che ha imparato che il dono più grande è prendersi cura degli altri.

Stile e atmosfera

Il tono del romanzo è ironico e pieno di calore. Haig costruisce un universo fatto di elfi, troll e renne parlanti, ma lo usa per raccontare emozioni e dinamiche molto reali. La scrittura ha la leggerezza delle storie che sanno essere profonde senza appesantirsi.

L’ambientazione nordica richiama una dimensione quasi dickensiana, fatta di miseria, freddo e ingiustizia, sempre attraversata da una vena di umorismo e tenerezza. Ogni capitolo trova un equilibrio delicato tra fiaba e riflessione, accompagnato da illustrazioni che amplificano il senso di meraviglia.

Temi e riflessioni

Un bambino chiamato Natale riflette sul potere dell’immaginazione nei momenti di crisi. Il mondo di Nikolas è diviso tra chi crede nella magia, intesa come possibilità del bene, e chi la considera inutile o pericolosa. Questa frattura attraversa il racconto e ne costituisce la tensione principale.

La storia mostra come la paura e la povertà possano spingere le persone a rinunciare alla speranza, ma anche come la fantasia, la gentilezza e la capacità di condividere possano ricostruirla. In Elfhelm la gioia viene messa da parte in nome dell’ordine e dell’utilità, e proprio per questo Nikolas diventa una presenza di rottura, non attraverso la forza, ma attraverso la generosità.

Il romanzo propone una visione dell’eroe diversa dal solito. La vittoria non consiste nel possesso o nel successo individuale, ma nella capacità di donare, di restare aperti agli altri anche quando si ha poco.

Punti positivi

  • Una fiaba intelligente e accessibile a ogni età.
  • Scrittura vivace, ironica e piena di umanità.
  • Un messaggio etico forte, espresso con naturalezza.
  • La capacità di far convivere realismo e meraviglia senza contraddizioni.

Perché leggerlo a Natale

Perché ricorda che la magia non è una fuga dalla realtà, ma un modo per affrontarla.
Perché suggerisce che la gioia nasce dalla condivisione e dalla cura reciproca.
E perché, nella sua semplicità luminosa, riporta il Natale dove dovrebbe stare, vicino a chi ha poco, ma continua a credere negli altri.

Un bambino chiamato Natale è la prova che la fede più autentica non vive nei miracoli straordinari, ma nelle persone comuni che, ogni giorno, rendono possibile qualcosa di buono.

2 risposte a “Un bambino chiamato Natale”

  1. Ho appena visto il film, molto carino ma forse un po’ fuori dal mio target anagrafico, credo che il libro sia un ottimo suggerimento per un regalo.

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    1. Ah guarda, mio figlio l’ha adorato sul serio 😅 ha letto tutta la trilogia uno dietro l’altro, al punto che ha portato il libro anche a scuola per farlo leggere alla maestra… e lei l’ha pure elogiato 😂 quindi direi che come regalo funziona benissimo, anche perché parla ai bambini ma non li tratta mai come “piccoli”.

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