Io e Babbo Natale di Matt Haig è il terzo capitolo della sua trilogia natalizia, e anche il più ribelle.
Se il primo parlava della nascita della magia e il secondo della sua sopravvivenza, questo parla della necessità di difenderla quando il potere, la paura e la burocrazia minacciano di spegnerla per sempre.
Perché questo libro
L’ho scelto perché è il romanzo in cui il Natale diventa uno spazio di confronto morale. Haig utilizza l’ironia e la leggerezza della fiaba per interrogarsi su cosa accade quando la bontà viene regolata, misurata, amministrata.
È una storia che parla ai bambini, ma che interroga soprattutto gli adulti. Mostra come anche i mondi nati per custodire la magia possano perdere il loro senso se smettono di ascoltare, se confondono l’ordine con la giustizia. Senza rinunciare all’incanto, il libro suggerisce che la magia ha bisogno di essere difesa, non con la forza, ma con responsabilità e immaginazione.
Trama
Dopo gli eventi de La bambina che salvò il Natale, a Elfhelm sembra essere tornata la serenità. Babbo Natale continua il suo lavoro, affiancato da Amelia Wishart, cercando di mantenere viva la speranza nel mondo degli esseri umani.
Ma qualcosa cambia. Il Re del Polo Nord decide che il Natale deve essere reso più efficiente e controllabile. Introduce regole, divieti e procedure che finiscono per soffocare proprio ciò che dovrebbero proteggere. La gioia viene sorvegliata, l’entusiasmo sospettato, la magia ridotta a un problema da gestire.
Di fronte a questa deriva, Amelia e Babbo Natale si trovano a difendere non solo una festa, ma il significato stesso della bontà. La loro risposta non passa attraverso lo scontro, ma attraverso il coraggio di restare fedeli a ciò che rende il Natale vivo, la capacità di immaginare, di prendersi cura, di non rinunciare agli altri.
Stile e atmosfera
La scrittura di Haig resta leggera e accessibile, ma attraversata da una maggiore consapevolezza. Sotto l’umorismo e le avventure emerge una riflessione attenta sulle dinamiche del potere e sulla paura che spesso accompagna il cambiamento.
Elfhelm appare come una comunità nata per essere accogliente e luminosa, ma che rischia di trasformarsi quando l’ascolto lascia spazio al controllo. L’atmosfera resta poetica, fatta di neve, luci e bevande calde, ma non nasconde le ombre. La magia, qui, non è mai garantita, esiste solo se qualcuno è disposto a prendersene cura.
Temi e riflessioni
Io e Babbo Natale riflette sul tentativo di governare la felicità. Nel mondo raccontato da Haig, la magia si indebolisce quando viene privata della sua imprevedibilità, quando la gioia diventa qualcosa da autorizzare o limitare.
Il Re del Polo Nord incarna una visione che confonde il controllo con la sicurezza. Non è una figura malvagia, ma il prodotto di una paura che porta a restringere, a semplificare, a escludere. Amelia e Babbo Natale rispondono con una forma diversa di forza, fatta di empatia, ascolto e immaginazione.
Il romanzo propone un’idea di eroismo discreta. Non chi vince, ma chi resiste senza indurirsi. Non chi impone, ma chi continua a credere che la gentilezza abbia un valore anche quando sembra inefficiente. In questo senso, la speranza non è ingenua, ma una scelta consapevole.
Punti positivi
- Una conclusione emozionante e intelligente per la trilogia.
- Personaggi che crescono e si trasformano senza perdere la loro umanità.
- Una fiaba capace di parlare del presente senza rinunciare alla leggerezza.
Perché leggerlo a Natale
Perché ricorda che il Natale non è solo una celebrazione, ma una responsabilità.
Perché suggerisce che la magia non sopravvive da sola, ha bisogno di cura e attenzione.
E perché lascia l’idea che il Natale sia un linguaggio condiviso, quello che le persone usano quando scelgono di essere un po’ migliori.
Io e Babbo Natale è una fiaba sulla difesa di ciò che conta.
E se la magia continua a esistere, è grazie a chi, ogni anno, decide di non smettere di crederci.




Lascia un commento