Ho visto Storia di mia moglie su RaiPlay, e devo dire che è stata un’esperienza tanto coinvolgente quanto impegnativa. Con i suoi 162 minuti, non è un film che scorre via leggero, ma è uno di quelli che ti restano dentro, spingendoti a riflettere sulle contraddizioni delle relazioni e sulle fragilità umane.

Di cosa parla

Tutto inizia con una scommessa: Jakob Storr, un capitano di lungo corso rigoroso e metodico, dice a un amico che sposerà la prima donna che entrerà nella caffetteria. Quella donna è Lizzy (interpretata da una magnetica Léa Seydoux), e così nasce un matrimonio che cambierà completamente la vita di Jakob.

Ma questa non è una storia d’amore come le altre. Jakob si ritrova consumato dal desiderio di comprendere e controllare Lizzy, mentre lei rimane una figura sfuggente, vivace, impossibile da definire. È un gioco di equilibrio instabile, dove il desiderio si intreccia con il possesso e le insicurezze prendono il sopravvento.

Cosa mi ha conquistato

La regia di Ildikó Enyedi è pura poesia visiva. Ogni scena sembra un quadro: gli interni eleganti, i dettagli dei costumi, le luci che avvolgono i personaggi… è tutto curato nei minimi particolari, con una bellezza che lascia senza fiato.

E Lizzy? Léa Seydoux è incredibile. Il suo personaggio è un mistero che cattura lo spettatore e lo spinge a cercare risposte che non arrivano mai. Al suo fianco, Gijs Naber interpreta Jakob con una vulnerabilità disarmante, rendendo palpabile il suo tormento interiore.

La mia esperienza di visione

Non mento: ci sono stati momenti in cui ho faticato con il ritmo lento e le lunghe scene di introspezione. Ma è proprio in questi spazi che il film respira, rivelando le sue sfumature più profonde.

Quello che mi ha colpito di più è il rapporto tra Jakob e Lizzy. Non c’è giusto o sbagliato, solo due persone che cercano di capirsi, senza mai riuscirci davvero. È una storia che non dà risposte, ma ti lascia con domande che ti seguono anche dopo i titoli di coda.

Vale la pena?

Se ami i film che ti mettono alla prova, che esplorano le complessità dei rapporti umani con delicatezza e intensità, Storia di mia moglie fa per te. Non è una visione facile o veloce, ma una di quelle esperienze che ti lasciano qualcosa dentro.

📍 Disponibile su RaiPlay. Se lo guardi, fammi sapere: hai trovato il tuo senso negli occhi di Lizzy?

5 risposte a “Storia di mia moglie”

  1. Difficile a dirsi. Comunque ho la tua stessa impressione. Ottima regia.

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    1. È vero, è un film che lascia impressioni profonde e difficili da definire

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  2. Secondo me questi film sono degli spartiacque. O li ami o li eviti. Non a tutti piacciono i ritmi lenti e intimistici, i finali sospesi, i personaggi che non si svelano mai fino in fondo e quelle ambientazioni retrò. Non mi sono mai informata se esista o meno un romanzo ma andrò a controllare. Potrebbe svelare qualcosa in più.

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    1. Hai ragione, questi film sono un po’ come un bivio: o entri nel loro ritmo e te li godi, o li lasci perdere. E va bene così, alla fine. Non tutto deve essere per tutti, no? Per quanto riguarda il romanzo, devo confessare che non l’ho letto, ma mi incuriosisce molto! Mi chiedo se il libro possa davvero aggiungere qualche prospettiva in più su Lizzy o se lascerà comunque quel velo di mistero che la rende così affascinante. Magari il suo “non svelarsi mai del tutto” è proprio il cuore della storia, sia su carta che su schermo.

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  3. “Storia di mia moglie” Milán Füst del 1942

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