📽️ Durata: 1h37
📺 Disponibile su Netflix
Sai quei film che all’inizio sembrano raccontare una storia semplice, quasi leggera, ma che pian piano lasciano una sensazione strana, come se qualcosa non fosse al suo posto? Ecco, The Sand Castle fa esattamente questo. E lo fa bene.
La trama
Una famiglia di quattro persone arriva su un’isola deserta. Il padre, la madre e i due figli – Adam e la piccola Jana – sembrano voler ricominciare da zero, lontano da tutto e da tutti. Ma non sappiamo perché sono lì, né cosa sia successo prima. Quello che vediamo è solo il presente: giorni scanditi dal rumore delle onde, dal vento che soffia tra gli alberi, dai giochi sulla spiaggia.
All’inizio, sembra quasi una vacanza forzata. Si esplora la natura, si costruiscono castelli di sabbia, si raccontano storie intorno al fuoco. Ma presto diventa chiaro che questa non è una fuga volontaria. C’è qualcosa di sospeso nell’aria, una tensione che cresce. Il padre sembra troppo silenzioso, la madre ha sguardi preoccupati, Adam è irrequieto. E poi c’è Jana, che osserva tutto con occhi curiosi e prova a trasformare la realtà in un gioco, a darle un senso.
Ma cosa sta realmente accadendo su quell’isola? Perché non parlano mai di quello che hanno lasciato alle spalle? Perché ogni tanto il padre si chiude in sé stesso? Perché ci sono segreti che nessuno vuole spiegare a Jana?
Con il passare del tempo, la quotidianità della famiglia inizia a sgretolarsi. Le scorte di cibo diminuiscono, la natura diventa meno accogliente, il peso del passato si fa sempre più presente. È solo una questione di tempo prima che l’equilibrio si spezzi.
Stile e Regia
Il regista Matty Brown costruisce il film in modo sensoriale. Non ci sono lunghe spiegazioni o flashback chiarificatori. La storia si sviluppa lentamente, lasciando che siano l’ambiente e i piccoli gesti dei personaggi a parlare.
La fotografia è stupenda, ma non nel senso turistico del termine. La luce del sole, i toni caldi e la consistenza della sabbia creano un senso di bellezza e isolamento allo stesso tempo. L’isola non è solo uno sfondo, è un personaggio – e riflette lo stato mentale dei protagonisti.
Anche l’uso del suono è essenziale: il rumore del mare, del vento, dei passi sulla sabbia sono spesso più presenti delle parole. Questo dà al film un’atmosfera quasi onirica, rafforzando la sensazione che stiamo fluttuando tra realtà e immaginazione.
La Mia Esperienza
All’inizio, il film mi ha affascinato con la sua bellezza visiva. Poi ha iniziato a mettermi a disagio. Ci sono momenti di vera tensione, e non perché ci siano scene di violenza esplicita, ma perché il film gioca sul non detto, sulla percezione, sulla paura di ciò che potrebbe accadere.
La cosa migliore? Rispetta l’intelligenza dello spettatore. Non ti dà tutto già pronto, non ti dice chi è il cattivo, non semplifica il dramma. Ma allo stesso tempo, non è uno di quei film che si nascondono dietro il mistero solo per sembrare profondi.
Vale la pena?
Se ami i film che esplorano la psicologia umana, la memoria, la linea sottile tra realtà e immaginazione, The Sand Castle è una scelta perfetta. Ma se cerchi qualcosa di più diretto, con una narrazione più chiara e ritmata, potresti trovarlo frustrante.
Alla fine, The Sand Castle parla di sopravvivenza, di infanzia e della forza dell’immaginazione davanti all’inesplicabile. È un film che ti resta dentro, come un’orma sulla sabbia che il vento cancella, ma di cui senti ancora la traccia.
L’hai visto? Cosa ne pensi?





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