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📽️ Durata: 1h19

Ci sono film che guardi, commenti e poi dimentichi. E poi c’è Persona.

Questo non ti lascia in pace. Ti entra nella testa e resta lì, a sussurrarti cose che non vuoi sentire. Quando pensi di aver capito, si dissolve. Quando credi che sia solo un dramma psicologico, diventa un incubo silenzioso. Quando decidi che non ti è piaciuto, ti rendi conto che sei ossessionatə.

Bergman, hai vinto.

La trama

Se ti racconto la storia in modo semplice, sembra quasi banale: Elisabet Vogler (Liv Ullmann) è un’attrice che smette improvvisamente di parlare. Nessun problema fisico, nessuna spiegazione. Solo silenzio.

Per guarire, viene mandata in una casa sul mare con l’infermiera Alma (Bibi Andersson), che, al contrario, parla tantissimo. Alma crede di poter aiutare Elisabet, ma giorno dopo giorno il confine tra loro inizia a sfumare.

E qui il film comincia a giocare con noi.

Perché la vera domanda non è più “Elisabet tornerà a parlare?”. La domanda è: “Chi è Elisabet? Chi è Alma? Sono davvero due persone diverse?”

Il loro rapporto diventa tossico, simbiotico, inquietante. Elisabet assorbe, Alma si dissolve. I loro volti si sovrappongono. E da quel momento, la realtà si spezza.

Io, nel frattempo, ho smesso di cercare un senso logico.

Cosa resta quando la maschera cade?

Il titolo Persona è già un indizio: nella psicologia junghiana, la persona è la maschera che indossiamo per affrontare il mondo. Ma se questa maschera si sgretolasse, cosa troveremmo sotto?

Bergman esplora proprio questo vuoto. Siamo davvero definiti da ciò che mostriamo agli altri? Quando Alma si confessa con Elisabet, sta parlando con una persona o con uno specchio?

E la parte più spaventosa: e se Elisabet ha scelto il silenzio proprio perché ha capito che tutto è una farsa?

C’è anche una riflessione sul ruolo della donna: Elisabet è un’attrice, quindi una donna che vive interpretando personaggi. Ma cosa succede se decide di smettere di fingere?

Stile e regia – Bergman ti intrappola

Se Persona colpisce così forte, è anche per come è girato.

La macchina da presa si avvicina ai volti delle protagoniste fino a diventare soffocante. Ogni ruga, ogni sguardo, ogni esitazione diventa gigantesca. Liv Ullmann e Bibi Andersson non hanno bisogno di parole: tutto è scritto nei loro occhi.

La fotografia di Sven Nykvist è sublime. La luce e le ombre trasformano i volti delle due donne, come se la loro identità fosse in continua mutazione.

E poi c’è quell’inizio assurdo: immagini sconnesse, un proiettore che si accende, un chiodo che attraversa una mano, un pene (sì, c’è, ed è lì per un istante). È come se il film ci stesse dicendo: non cercare una storia, cerca un significato.

E quel finale in cui la pellicola si “brucia” e il film si autodistrugge? Io ero lì, davanti allo schermo, a chiedermi: ma che diavolo ho appena visto?

La mia esperienza

Hai presente quando un film finisce e tu rimani lì, immobile, cercando di capire cosa ti ha appena colpitə? Ecco.

All’inizio credevo di stare guardando un dramma psicologico su un’attrice che ha perso la voce. Poi mi sono ritrovatə dentro un labirinto fatto di identità spezzate, silenzi assordanti e vuoti incolmabili.

Ci sono film che ti fanno sentire. Altri che ti fanno pensare. Persona fa entrambe le cose, e lo fa senza chiederti il permesso.

Punti positivi e negativi – se così possiamo chiamarli

 Cosa funziona:

  • Interpretazioni devastanti. Andersson e Ullmann non recitano, esistono.
  • Regia che ti soffoca, senza bisogno di effetti speciali o grandi scenografie.
  • Una narrazione che non ti spiega niente, ma ti lascia addosso mille domande.
  • È uno di quei film che non ti abbandonano. Mai.

Cosa potrebbe non piacere:

  • Non ha una spiegazione chiara. Se ami le storie con un inizio e una fine ben definiti, potresti trovarlo frustrante.
  • Ritmo lento, fatto di silenzi e dettagli.
  • È emotivamente faticoso. Non è intrattenimento, è un viaggio dentro te stessə.

Se non hai mai visto Persona, guardalo. Ma non guardarlo come un film qualsiasi. Guardalo come se stessi entrando in uno specchio e chiedendoti: chi sono davvero?

Voto? Non classificabile. Questo non è un film, è un’esperienza.

6 risposte a “Persona (1966)”

  1. Da vedere sicuramente Tami

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    1. Assolutamente, Paola! Se lo guardi, poi dimmi cosa ti ha fatto

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  2. Non lo conoscevo proprio, ma questa situazione non durerà a lungo! 😁😁
    Grazie mille per avermi fatto scoprire questo capolavoro 🤗

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    1. Sono curiosissima di sapere cosa ne penserai. Persona non è solo un film, è un viaggio strano e ipnotico… una volta dentro, impossibile uscirne del tutto. Buona visione (e preparati a farti mille domande)!

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      1. Lo farò! Grazie di nuovo 😘

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