📽️ Durata: 2h09
📺 Disponibile su Netflix
A volte capita di vedere un film e chiedersi: com’è possibile che questa storia non sia già stata raccontata mille volte? The Six Triple Eight, diretto da Tyler Perry, è uno di quei casi. L’ho visto grazie al consiglio di una collega (grazie, Stravagaria!) e non potevo esserne più grata. Racconta la storia vera del 6888º Battaglione Centrale di Smistamento Postale, un’unità dell’esercito americano composta esclusivamente da donne afroamericane durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un battaglione interamente femminile che, oltre a dover dimostrare il proprio valore, ha dovuto affrontare il peso del pregiudizio. Non solo il sessismo di un’epoca in cui le donne venivano considerate inadatte alla vita militare, ma anche il razzismo che le relegava in ruoli marginali, indipendentemente dalle loro competenze. Eppure, nonostante tutto, hanno portato a termine una missione impossibile, dimostrando che il coraggio non ha bisogno di autorizzazioni per esistere.
La trama
Il film ci porta nel 1945, quando 855 donne afroamericane vengono inviate in Europa con la missione di smistare un accumulo di oltre 17 milioni di lettere e pacchi destinati ai soldati al fronte. Può sembrare un incarico puramente burocratico, privo di importanza. E infatti, è esattamente ciò che il comando militare pensava. Ma per i soldati isolati in guerra, ricevere una lettera da casa significava tutto.
Guidate dalla Maggiore Charity Adams Earley (interpretata con forza e carisma da Kerry Washington), queste donne non solo hanno portato a termine un compito che nessuno credeva possibile, ma lo hanno fatto in metà del tempo previsto. Perché sì, dubitare delle capacità delle donne nere è sempre stato uno sport mondiale—e loro lo hanno demolito con disciplina, strategia e una profonda solidarietà.
Contesto tematico: più di un film di guerra
Quello che rende The Six Triple Eight un film rilevante non è solo la storia della guerra in sé, ma il discorso su chi viene riconosciuto dalla Storia e chi viene sistematicamente cancellato.
Donne in guerra? Sì, c’erano.
Donne nere in guerra? Anche. Ma quante persone ne sono a conoscenza?
Tyler Perry, nei suoi momenti migliori, riesce a trasformare il film in uno schiaffo all’oblio storico. Mostra con efficacia il razzismo e il sessismo all’interno dell’esercito americano, uno degli aspetti più forti della sceneggiatura. Il peso simbolico è immenso: vedere donne che non erano neppure riconosciute come cittadine a pieno titolo negli Stati Uniti assumere un ruolo cruciale per mantenere alto il morale delle truppe è un messaggio potentissimo.
E tutto questo senza impugnare un’arma. Hanno combattuto una guerra di un altro tipo.
Stile e regia
Questo è il primo film di guerra diretto da Tyler Perry, e si vede che ha cercato di distanziarsi dallo stile melodrammatico che caratterizza molte delle sue opere. Qui adotta un tono più sobrio e rispettoso, con l’intento chiaro di onorare queste donne. Tuttavia, alcune scelte narrative risultano poco incisive.
Il film segue la classica struttura del “gruppo sottovalutato che supera le aspettative”, e funziona, ma senza grandi sorprese. Alcune scene si dilungano più del necessario, mentre altre parti cruciali della storia vengono risolte troppo rapidamente.
D’altro canto, la ricostruzione storica è impeccabile. L’ambientazione, i costumi militari e la fotografia ci trasportano perfettamente nell’Europa devastata dalla guerra.
La mia esperienza guardandolo
La cosa che più mi ha colpita è stato rendermi conto che queste donne non solo hanno sfidato il razzismo e il sessismo del loro tempo—lo hanno fatto dentro un sistema che non voleva che avessero successo. Eppure, ce l’hanno fatta. È il tipo di film che ti fa chiudere gli occhi e pensare: quante altre storie come questa non sono mai state raccontate?
Punti positivi
- Una storia necessaria, finalmente portata alla luce
- Performance potenti, soprattutto quella di Kerry Washington
- Ottima ricostruzione storica e ambientazione realistica
- Il film solleva domande cruciali sulla memoria storica delle donne nere
Punti negativi
- Ritmo non sempre bilanciato: alcune scene troppo lunghe, altre troppo rapide
- Alcuni momenti emotivi sembrano forzati, invece di emergere in modo naturale
- La regia avrebbe potuto scavare più a fondo nell’impatto emotivo della storia
Vale la pena vederlo?
Se ami i film tratti da storie vere e che portano alla luce eventi poco conosciuti, The Six Triple Eight è una visione obbligata. Non è perfetto, ma il suo valore storico è indiscutibile. E alla fine, ci ricorda una verità importante: se le donne hanno dovuto lottare perfino per dimostrare di essere capaci di consegnare lettere in guerra, allora immagina quanto dobbiamo ancora combattere oggi.
Qual è un film diretto da una donna o che racconta una storia femminile che ti ha lasciato il segno?





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