📺 Disponibile su Mubi
📽️ Durata: 1h13

A volte il cinema non ha bisogno di grandi colpi di scena o dialoghi densi per essere potente. Petite Maman (2021) di Céline Sciamma è uno di quei film che sussurrano, ma se sai ascoltare, ti restano dentro a lungo.

La Trama: un incontro impossibile e inevitabile

Nelly, otto anni, accompagna i genitori a svuotare la casa della nonna appena scomparsa. La madre, sopraffatta dal dolore, scompare per un po’, lasciando Nelly a esplorare il bosco vicino. È lì che incontra Marion, una bambina identica a lei, che sta costruendo una capanna di rami. Tra le due nasce un’amicizia immediata e spontanea. Sciamma non punta su spiegazioni razionali o effetti speciali: il film suggerisce, lascia intuire. Non è un fantasy nel senso classico, né un dramma strappalacrime. È solo un’idea semplice e brillante: e se, anche solo per un momento, potessimo conoscere i nostri genitori quando avevano la nostra età?

Il Contesto Tematico: infanzia, memoria e il tempo che si piega

Sciamma aveva già dimostrato la sua delicatezza con Portrait de la jeune fille en feu, ma qui fa qualcosa di ancora più sottile: un film sul tempo, sulla perdita e sulla relazione madre-figlia. Non cerca di spiegare il dolore, né di renderlo spettacolare. Il suo cinema è fatto di dettagli, di piccoli gesti che parlano più di mille parole.

Petite Maman racconta l’infanzia come un luogo di scoperta, ma anche come il momento in cui iniziamo a intuire l’assenza. Il film è, in fondo, una riflessione sull’amore che si tramanda tra generazioni, sulla possibilità di comprendere chi c’era prima di noi, senza le barriere dell’età e del tempo.

Stile e Regia: Sciamma e il minimalismo perfetto

Il film è costruito con una precisione chirurgica: piani fissi, pochi tagli, una fotografia delicata, dai toni autunnali, che amplifica la sensazione di memoria e nostalgia. Sciamma si fida del silenzio, degli spazi vuoti, delle pause. Non c’è mai un momento in cui il film spinga sulle emozioni in modo forzato, e questo potrebbe risultare difficile per chi cerca una narrazione più classica.

Le gemelle Joséphine e Gabrielle Sanz, che interpretano Nelly e Marion, sono incredibili: non recitano, esistono dentro la storia, con una naturalezza rara.

La Mia Esperienza: tra contemplazione e frustrazione

È un film che va vissuto con calma. Ti trascina dentro il suo ritmo meditativo e funziona se lo guardi senza fretta, senza aspettarti spiegazioni chiare o svolte drammatiche. Personalmente, ho trovato alcune scene di una bellezza assoluta – in particolare quelle in cui Sciamma lascia che siano gli sguardi a parlare. Ma ammetto che, in certi momenti, il minimalismo diventa quasi eccessivo. Alcune sequenze avrebbero potuto essere più sviluppate, certi dialoghi più densi. Non è un difetto, è una scelta stilistica – che può affascinare o lasciare indifferenti.

Vale la pena vederlo?

Dipende da cosa cerchi nel cinema. Se ami i film contemplativi, dove il non detto vale quanto (se non più di) ciò che viene mostrato, Petite Maman ti colpirà dritto al cuore. Se invece hai bisogno di ritmo, di eventi, di una catarsi emotiva, potrebbe lasciarti con la sensazione di un qualcosa di incompiuto.

Ma una cosa è certa: Sciamma ha creato un film piccolo solo nella durata, perché in profondità e sensibilità sembra non finire mai.

4 risposte a “Petite Maman (2021)”

  1. Conosco bene Sciamma e mi piace il suo stile. Questo film l’ho visto una volta sola e non sono stato in grado di comprenderlo. Dovrei rivederlo.

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    1. Sì, ti consiglio di rivederlo. È uno di quei film che si aprono davvero solo alla seconda visione. Quando sai cosa aspettarti, noti i dettagli, i silenzi, gli sguardi… e tutto prende un altro peso. Sciamma lavora così, con delicatezza. Poi mi dici che effetto ti fa

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  2. Da rivedere Tamiris

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    1. Concordo assolutamente! È uno di quei film che cambiano ogni volta che li guardi

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