📺 Disponibile su Netflix
📽️ Miniserie | 4 episodi

L’ho scelta una sera qualunque, pensando che fosse solo una serie da aggiungere alla lista. Ma mi ha presa alla gola. Mi ha fatto tremare dentro. Perché Adolescence non è solo un thriller psicologico su un ragazzo di 13 anni accusato di omicidio. È uno specchio crudele della nostra epoca. E da madre… fa male.

La trama
Jamie Miller, 13 anni. Accusato dell’omicidio di una compagna di classe.
Ma la serie non si concentra solo sul “cosa è successo”, bensì sul “come siamo arrivati fin qui”. Ci porta dentro le case, le scuole, i silenzi. E ci sussurra, senza mai gridare: state attenti. Li stiamo perdendo.

L’ho vista con gli occhi di una madre.
Di un bambino che oggi è ancora piccolo, ma che domani sarà in quel mondo.
E di una bambina, che dovrà imparare a difendersi troppo presto.
E mi sono chiesta: come faccio a proteggerli da tutto questo?

È impossibile guardare questa serie e non pensare al potere delle reti sociali.
A come manipolano, radicalizzano, isolano.
A come trasformano la solitudine in violenza.
Jamie non nasce “cattivo”. Viene spinto, giorno dopo giorno, click dopo click, in una realtà dove l’odio sembra più forte dell’empatia. E lì, in quell’angolo buio di internet, si perdono. E noi genitori spesso nemmeno ce ne accorgiamo.

Regia e stile
Philip Barantini ha fatto una scelta coraggiosa: ogni episodio è girato in piano sequenza. Nessun taglio. Nessuna via di fuga. Sei lì, in apnea, testimone impotente. E questa immersione totale è ciò che rende la serie così potente.

Cosa mi ha colpito
Gli attori. Owen Cooper (Jamie) è straordinario. Fragile, confuso, umano. Stephen Graham, nel ruolo del padre, è un pugno nello stomaco.
I temi. Maschilismo, bullismo, solitudine digitale. Tutto affrontato senza moralismi, ma con profondità.
Il formato. Quel piano sequenza è come una spirale. Non puoi uscire, devi guardare tutto. Fino alla fine.

Cosa mi ha lasciato perplessa
– È durissima. Emotivamente.
– Nessuna pausa. Nessun sollievo. E forse, proprio per questo, necessaria.

La mia esperienza
Ho finito di guardarla in silenzio. E la prima cosa che ho fatto è stata abbracciare i miei figli.
Non è una serie che ti intrattiene. È una serie che ti scuote. Ti fa domande scomode. Ti costringe a pensare a cosa stiamo insegnando, a cosa stiamo ignorando.
E ti ricorda che non possiamo delegare tutto alle scuole, ai social, alla società.
Dobbiamo esserci. Prima che sia troppo tardi.

💬 Se sei genitore, guardala. Ma non da solo.
Parlane. Con tuo figlio, tua figlia, i tuoi amici.
Non possiamo cambiare il mondo da un giorno all’altro.
Ma possiamo ascoltare. E forse, cominciare da lì.

Una replica a “Adolescence”

  1. Avatar 𝓟𝓪𝓸𝓵𝓪
    𝓟𝓪𝓸𝓵𝓪

    Buongiorno Tami ho cambiato blog mi trovi qui

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