📺 Disponibile su Netflix
Era uno di quei giorni in cui tutto sembrava un po’ fuori posto. Cercavo qualcosa che mi facesse sentire, ma senza pretendere troppo. Niente azione, niente trame complesse. Solo una storia che potesse avvolgermi.
Ho scelto questa serie un po’ per istinto e un po’ perché prometteva un dramma familiare senza troppi artifici, ma con tanto cuore.
La trama
La storia è semplice ma emotivamente potente. Fausto, un giovane padre, scopre di avere un cancro terminale e poco tempo da vivere. Con due figli piccoli e una ex compagna distante, decide di costruire una nuova struttura familiare per i suoi bambini. Così coinvolge sua madre, suo fratello, alcuni amici. Non è la classica famiglia, ma qualcosa di improvvisato e imperfetto, fatto di tentativi, affetto e conflitti reali.
Ogni episodio si concentra su un personaggio diverso, svelando fragilità, desideri nascosti, piccole verità che fanno grande la narrazione.
La regia e lo stile
Claudio Cupellini dirige con delicatezza. La sua macchina da presa non impone, osserva. Sembra quasi che ci permetta di spiare la vita vera, più che guardare una fiction.
La sceneggiatura di Elisa Dondi e Filippo Gravino segue la stessa linea: i dialoghi sono densi, ogni silenzio è pieno. La narrazione si muove tra passato e presente, ma senza mai confondere. Ti fa sentire le radici delle relazioni, anche quando non le vedi.
Certo, non tutto è perfetto. Il ritmo a volte rallenta troppo. Alcune scene sembrano lì solo per creare disagio, e forse è proprio quello il loro scopo.
Il personaggio di Sarah, la madre dei bambini, è quello meno sviluppato. Mi è sembrata lasciata a metà, come se mancasse un pezzo della sua storia.
Ma ci sono anche tanti momenti che funzionano meravigliosamente. Le interpretazioni sono intense. Eduardo Scarpetta riesce a rendere Fausto umano fino all’osso. Vanessa Scalera, nei panni di Lucia, è potente anche nei silenzi. E Massimiliano Caiazzo dà vita a un Valerio pieno di contraddizioni, vivo e vero.
Cosa mi ha lasciato questa serie
Guardare Storia della mia famiglia è stata un’esperienza emotiva intensa. Ho pianto in momenti inaspettati, non solo per tristezza, ma per bellezza. Per verità.
Questa serie non offre soluzioni. Non c’è catarsi, solo continuità. E forse è proprio questo che colpisce di più.
Mi sono ritrovata in Fausto che cerca di controllare l’incontrollabile, in Lucia che tiene tutto insieme con fatica, in Valerio che scappa fino a quando non può più farlo.
Se anche tu pensi che le storie più belle non siano quelle con il lieto fine, ma con un finale possibile… allora questa serie è per te. Ma porta i fazzoletti. E magari, abbraccia qualcuno dopo.





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