C’è un momento, in certi periodi strani della vita, in cui non riesci a dormire, ma non sei nemmeno sveglia. Stai lì, in una zona sospesa tra il voler cambiare tutto e il non avere le forze per farlo. È in uno di questi momenti che ho scelto Il detective sonnambulo di Vanni Santoni.

Il titolo mi ha colpita subito, sembrava parlarmi. Anche io, in quel periodo, mi sentivo una sonnambula: presente solo a metà, trascinata da una routine che sembrava non appartenermi più. Cercavo un libro che non mi svegliasse, ma che mi accompagnasse nel sogno.
E questo romanzo lo ha fatto. Con dolcezza e inquietudine.

La trama

Martino è un giovane italiano che si trasferisce a Parigi. Si innamora perdutamente di Johanna, una donna affascinante e sfuggente, che un giorno sparisce nel nulla. Da lì comincia una ricerca che è tutto fuorché lineare: Martino si muove come dentro un sogno, attraversando quartieri, personaggi, pensieri, lasciandosi trascinare in un’indagine che ha il sapore di ossessione, di perdita e di un profondo desiderio di capire.

Accanto a lui compaiono figure potentissime: Tanya, un’attivista anarchica che sembra fatta di fiamma e silenzio, e Manfredi Contini della Torre, un criptomilionario quasi irreale, enigmatico, con una visione del mondo che sfida ogni logica.

La storia si muove tra amore, filosofia, politica, arte contemporanea e domande che fanno male: chi siamo davvero quando nessuno ci guarda? Quanto di quello che chiamiamo “amore” è solo bisogno di essere visti?

Lo stile

La scrittura di Santoni è… un’esperienza. Non segue la strada più semplice. A volte ti porta dentro cunicoli mentali, altre volte ti lascia respirare tra immagini vivide e silenzi pesanti. Ha un ritmo onirico, ipnotico, che a tratti ti culla e a tratti ti spiazza.
Ci sono frasi da sottolineare con l’evidenziatore dell’anima. Altre che scivolano via, lasciandoti solo un’eco — come succede nei sogni.

Non è un libro che si lascia afferrare. Devi starci dentro. Devi accettare di perderti un po’.

Cosa funziona (e cosa no)

I punti forti:

  • I personaggi, tutti un po’ fuori fuoco, ma proprio per questo incredibilmente veri.
  • Le riflessioni mai banali sul potere, sull’identità, sull’influenza delle strutture sociali e familiari.
  • La Parigi del libro, che non è mai cartolina, ma sempre sensazione.
  • La scrittura, capace di essere filosofica senza essere fredda, poetica senza essere stucchevole.

I punti deboli:

  • A volte la trama si perde e tu con lei. Se cerchi una storia lineare, questo libro può farti arrabbiare.
  • Alcuni passaggi sembrano volutamente ermetici, come se l’autore volesse che tu inciampassi — e non sempre hai voglia di farlo.

La mia esperienza

Leggere Il detective sonnambulo è stato come camminare per ore in una città sconosciuta di notte, seguendo una musica lontana che non capisci ma che non riesci a ignorare. Mi ha fatto riflettere su tutte le persone che ho inseguito nella vita, sulle versioni di me che ho lasciato per strada, su quanto sia difficile dire “basta” quando qualcosa (o qualcuno) ci manca.

Mi ha anche ricordato che certe storie non ci cambiano perché ci offrono risposte, ma perché ci costringono a farci domande nuove.
E a volte, è tutto quello che serve.

Lo consiglio?
Sì, se avete voglia di perdervi un po’ per ritrovarvi altrove.
Sì, se amate le storie che non vogliono compiacere ma accompagnare.
Sì, se siete sonnambule come me… e cercate una luce nella nebbia.

2 risposte a “Il detective sonnambulo”

  1. Non sono mai riuscita a entrare in sintonia con lo stile di Santoni… è un autore eclettico, ha affrontato ogni genere, è un uomo di grande intelligenza e cultura e anche belloccio… ma io i suoi libri non riesco a leggerli!

    Piace a 1 persona

    1. Capisco! Lo stile di Santoni è davvero particolare, a volte ipnotico, a volte spiazzante. Anche io credo che funzioni solo se si è nel mood giusto. In questo momento mi ha parlato, ma capisco benissimo che possa non fare presa.

      "Mi piace"

Lascia un commento

In voga