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Ho scelto Soulmates in un giorno qualunque. Nessun bisogno di emozioni forti o risposte sulla vita. Solo voglia di qualcosa che non fosse né troppo leggero né drammoni infiniti. Mi ha colpito il titolo, quel mix tra romanticismo e laboratorio. E ho pensato ok vediamo se questa cosa del destino può davvero essere scientifica.

La trama

In un futuro molto vicino, esiste un test che ti dice con certezza assoluta chi è la tua anima gemella. Niente swipe, niente segni zodiacali, niente indecisioni. Fai il test, ti danno un nome. E poi? Poi inizi a chiederti se vuoi davvero saperlo.

Ogni episodio racconta una storia diversa. C’è chi è già in coppia, chi non voleva sapere nulla, chi si butta e si pente subito. È interessante perché l’amore non viene mai mostrato come qualcosa di semplice. Anzi. L’idea di avere una certezza mette tutto in crisi. Come se sapere troppo togliesse qualcosa alla magia.

Stile e atmosfera

Molto Black Mirror, ma senza tecnologia inquietante o robot assassini. Qui la minaccia è più intima. È l’idea che il nostro libero arbitrio possa essere smontato da una risposta scientifica. La serie ha un ritmo lento ma mai noioso. Ti porta dentro le situazioni con calma, lasciando spazio ai dubbi. Visivamente è pulita, quasi minimalista, come se volesse dire che l’amore non ha bisogno di troppi effetti speciali per diventare complicato.

Cosa funziona

L’episodio cambia ma il filo resta. Ogni storia è diversa, ma tutte ti lasciano con la stessa domanda: cosa faresti tu? Alcuni episodi sono fortissimi. Ti fanno pensare, ti spiazzano. E quello che colpisce è che non c’è un messaggio unico. La serie non cerca di dirti cosa è giusto. Ti mostra opzioni. E ti lascia lì, con i tuoi pensieri.

Cosa non funziona

Come spesso succede con le antologie, non tutti gli episodi hanno lo stesso impatto. Alcuni sono più riusciti, altri sembrano solo delle idee interessanti non del tutto sviluppate. A volte sembra voler essere profonda a tutti i costi, anche quando basterebbe meno. Ma alla fine glielo perdoni. Perché il concept è così forte che anche quando inciampa, rimane interessante.

La mia esperienza

Non cercavo risposte, ma domande buone. E Soulmates me ne ha date diverse. Non mi ha sconvolta né commossa fino alle lacrime, ma mi ha tenuta lì. Presente. Attenta. E soprattutto mi ha ricordato quanto possa essere fragile l’idea di amore quando la mettiamo sotto un microscopio.

È una serie da guardare quando hai voglia di pensare senza impazzire. Quando vuoi qualcosa che ti lasci una traccia ma non un macigno. E se ti piace Black Mirror ma senza il panico esistenziale post-tecnologico, Soulmates è perfetta. Ti fa lo stesso effetto ma in chiave sentimentale. Come una versione più romantica e meno distopica, ma comunque inquietante. Perché l’amore, se ci pensi troppo, fa un po’ paura anche lui.

2 risposte a “Soulmates”

  1. Anche a me ha ricordato molto Black Mirror, è stata una visione complicata e inquietante, come hai detto non un macigno ma mi ha lasciato comunque un retrogusto… impegnativo.

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    1. Sì, è proprio quel tipo di visione che non ti schiaccia ma ti rimane addosso. Io alla fine mi sono ritrovata a pensarci anche nei giorni dopo, tipo: ma davvero vorrei saperlo? O forse è meglio restare nel dubbio? Ecco, è quel tipo di inquietudine che non fa rumore ma si fa sentire. Bella complicata. Bella proprio.

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