Dopo essermi tuffata nelle profondità, a tratti un po’ deprimenti, del De miseria humanae conditionis di Lotario dei Segni, mi è venuta voglia di respirare un po’. Di trovare un pensiero che, pur rimanendo ancorato alla fede e al destino umano, avesse il coraggio di guardare oltre la miseria, verso qualcosa di diverso. Ed è così che, quasi per magia, è saltato fuori Gioacchino da Fiore.
Lui, l’abate calabrese del XII secolo, non era proprio tipo da starsene a piangere sul latte versato. Anzi, con la sua lettura dell’Apocalisse, è riuscito a tirare fuori una delle visioni della storia più pazzesche e influenti del Medioevo. Ha preso quella paura della fine del mondo e l’ha trasformata in una specie di speranza di rinnovamento, quasi una rivoluzione spirituale, ma senza fare troppo rumore. Se i goliardi facevano festa e Lotario si lamentava, Gioacchino ha preferito decifrare il grande enigma della vita, per capire dove diavolo stessimo andando. E credetemi, ha influenzato un sacco di gente, tipo Dante, che lo ha pure messo in Paradiso.
Chi era Gioacchino da Fiore e la sua Apocalisse
Gioacchino da Fiore, nato più o meno nel 1135 e morto nel 1202, era un abate cistercense che poi si è messo in proprio, fondando l’Ordine Florense. È passato alla storia come uno dei profeti più brillanti del Medioevo.
La sua opera principale, l’Expositio in Apocalypsim (Esposizione sull’Apocalisse), non è il solito commento biblico. È una specie di mappa della storia universale letta in chiave trinitaria, un’idea che ha fatto un baccano incredibile per secoli, influenzando un sacco di movimenti religiosi, mistici e anche qualche utopia. Un po’ come se avesse inventato un algoritmo per predire il futuro spirituale dell’umanità.
Struttura e Contenuto: La Trama dei Tre Stati
La “trama” dell’Apocalisse di Gioacchino non è una storia con inizio e fine come un romanzo. È più che altro un sistema per capire la storia stessa. Lui non si è limitato a tradurre i simboli di San Giovanni, ma li ha usati per svelare un disegno divino che si manifestava in tre epoche, o “stati”, ognuna legata a una persona della Trinità.
- Lo Stato del Padre (L’Età dell’Antico Testamento): Immaginate un’epoca di regole e timore, un po’ rigida, governata dal Padre. È il tempo della Legge, della schiavitù spirituale. La gente conosceva Dio, ma un po’ a fatica, in modo indiretto. Qui i laici e i patriarchi erano un po’ i protagonisti.
- Lo Stato del Figlio (L’Età del Nuovo Testamento): Questa è l’epoca che va da Cristo fino ai tempi di Gioacchino. Qui le parole d’ordine erano grazia e sapienza, sotto la guida del Figlio. Era il momento della Chiesa, del clero, delle prediche e dei sacramenti. C’era già più libertà, ma ancora qualche casino e un bel po’ di imperfezioni.
- Lo Stato dello Spirito Santo (L’Età che doveva Arrivare): Ed ecco la vera bomba di Gioacchino. Una terza età, praticamente dietro l’angolo, dove regnavano amore e libertà spirituale, tutto sotto il comando dello Spirito Santo. Questa sarebbe stata un’epoca di pura contemplazione, dove le Scritture sarebbero state capite alla perfezione, e la Chiesa sarebbe stata purificata e tutta nuova, guidata da “spirituali” (praticamente monaci super-contemplativi). Niente più gerarchie troppo pesanti, ma una comunione universale basata sulla carità. La vera promessa: un regno di pace e gioia interiore, che lui calcolava quasi al millimetro.
Questa sua “trama” a spirale, dove la storia sembra ripetersi ma migliorando sempre, è il cuore del suo pensiero. Lui vedeva nel passato degli indizi per il futuro, e nel presente, i segnali di questa terza Età dello Spirito Santo che stava per irrompere.
Come leggere e interpretare
Leggere Gioacchino da Fiore è un’esperienza che ti fa girare la testa. Un mix di interpretazione biblica, misticismo e una filosofia della storia talmente profonda che ti fa sentire piccolo.
- La storia è una rivelazione: Per Gioacchino, la storia non è un caso, ma un disegno divino che si svela piano piano.
- Tutto torna alla Trinità: Ogni evento, ogni personaggio biblico, per lui, si incastra in un ordine trinitario.
- Critica nascosta alla Chiesa: Pur rimanendo un bravo cattolico, la sua idea di una Chiesa rinnovata, più povera e contemplativa, era una frecciata non troppo velata alla corruzione e alla mondanità della Chiesa del suo tempo. Un modo sottile, ma efficace, per dire “cambiate aria!”.
Questa visione, super radicale per l’epoca, ha trasformato l’Apocalisse da un testo che metteva i brividi a una vera e propria promessa di rinnovamento, una sorta di utopia spirituale ante litteram.
Perché leggere Gioacchino da Fiore oggi?
Leggere Gioacchino è confrontarsi con un tipo di pensiero che ha lasciato un segno pazzesco nella cultura occidentale, andando ben oltre la teologia:
- Il nonno delle utopie: La sua idea di una terza età perfetta ha alimentato i sogni e i movimenti utopici per secoli, compresi quelli che cercavano una società più giusta e fraterna. Non male per un abate medievale!
- Il filosofo della storia: È stato uno dei primi a tirare fuori una vera e propria filosofia della storia, cercando di dare un senso unitario e progressivo a tutti gli eventi umani.
- Il ruolo della profezia: Ci fa capire come, nei momenti di crisi (e il Medioevo ne era pieno), le profezie e la rilettura dei testi sacri possano diventare uno strumento potentissimo per capire il presente e sognare un futuro migliore.
La mia esperienza con Gioacchino è stata una sorpresa. Dopo la pesantezza di Lotario, la sua visione è stata un’apertura inaspettata. Ti fa capire come l’essere umano riesca, anche nelle scritture più complicate, a trovare un barlume di speranza e un’idea di progresso spirituale.
Sull’Apocalisse di Gioacchino da Fiore è, quindi, una lettura profonda e illuminante, che ti invita a guardare la storia non solo come un elenco di fatti, ma come un viaggio verso un destino, ancora da scrivere, ma pieno di promesse.





Scrivi una risposta a Giacomo da Lentini – Libri per Oggi Cancella risposta