Dopo una piccola pausa, in cui ho lasciato che altre cose si mettessero davanti ai miei appunti e ai libri aperti a metà, sono tornata ai miei studi letterari. Questo post arriva come naturale continuazione di quello che avevo dedicato a Giacomo da Lentini: se lì parlavamo dell’invenzione del sonetto e di un certo modo di raccontare l’amore, oggi ci spostiamo qualche decennio più in là, sempre in Toscana, per incontrare un poeta che di quella forma fece un’arma versatile e sorprendente: Guittone d’Arezzo e le sue Rime.

Possiamo pensare alle Rime di Guittone d’Arezzo come a un doppio album di quelli che iniziano con i pezzi ballabili e, all’improvviso, virano verso un lato B introspettivo e un po’ cupo, solo che invece delle chitarre abbiamo sonetti e canzoni, e al posto di Spotify c’è la Toscana del XIII secolo.

Il contesto
Guittone vive in un momento di transizione letteraria. La poesia siciliana, nata alla corte raffinata di Federico II, era migrata in Toscana, terra di liberi Comuni, mercanti ricchi, dispute politiche e quell’equilibrio strano di erudizione e concretezza che solo un borghese medievale poteva incarnare.
In questo scenario, i poeti ereditarono l’amor cortese e le forme eleganti dei siciliani, ma iniziarono a parlare anche di guerra, potere, fede, morale, insomma, della vita reale con tutte le sue ombre e luci. È qui che nasce la poesia siculo-toscana, e Guittone ne è l’esponente di punta.

Il libro
Le Rime raccolgono praticamente tutta la produzione poetica di Guittone: 50 canzoni e 239 sonetti. Ma non sono un blocco uniforme, a metà c’è una svolta netta.

  • Prima fase: il giovane Guittone scrive di amore e politica, sotto l’influsso diretto della Scuola Siciliana. La poesia è elegante, curata, ma già con quel tocco cerebrale che lo distingue.
  • Seconda fase: dopo una crisi spirituale, Guittone entra nell’Ordine dei Cavalieri di Santa Maria (Cavalieri della Vergine) e diventa Fra Guittone. Cambia il tono: ora prevalgono i temi morali e spirituali, e compaiono forme nuove come le ballate-laude, canti devozionali che avrebbero fatto scuola in Toscana.

Il movimento letterario
Guittone è un poeta “di passaggio”. Non è più il trovatore siciliano che canta la donna idealizzata, ma non è ancora lo stilnovista che eleva l’amore a esperienza mistica. È nel mezzo: miscela amor cortese, critica politica e riflessione religiosa, usando un volgare toscano denso, a volte difficile, influenzato dal trobar clus provenzale (il “poetare difficile”).
In fondo, le Rime raccontano un uomo che usa la poesia per parlare sia delle tensioni del mondo che delle inquietudini dell’anima, e forse è proprio questo che le rende ancora vive: quel continuo oscillare tra ciò che accade fuori e ciò che brucia dentro.

Curiosità storiche

  • Guittone è uno dei primi poeti italiani di cui conosciamo un’ampia raccolta di testi ordinata dall’autore stesso, le Rime, segno di una consapevolezza “editoriale” rara nel Duecento.
  • Oltre alla poesia, fu autore di circa trenta lettere in prosa, alcune delle quali affrontano questioni politiche con un tono diretto e appassionato.
  • La sua conversione religiosa non fu solo un fatto privato: influenzò profondamente la seconda fase della sua produzione poetica, trasformando la canzone cortese in un veicolo per temi morali e spirituali.
  • La lingua di Guittone è volutamente complessa e artificiosa, segno della sua adesione al trobar clus provenzale, lo “stile chiuso” che prediligeva metafore difficili e costruzioni ricercate.
  • È considerato un autore di passaggio tra la Scuola Siciliana e il Dolce Stil Novo, anche se i poeti stilnovisti, come Dante, lo criticarono per la sua eccessiva elaborazione formale.

Se uscissero oggi, le Rime avrebbero due playlist:
Lato A “Amori e battaglie”: sonetti di passione e canzoni politiche, dense di retorica e di pathos.
Lato B “Laude e pentimenti“: testi di devozione, meditazioni morali e consigli spirituali.

E la bellezza sta nel vedere che, a distanza di secoli, il percorso è lo stesso: cominciamo cantando la vita, poi sentiamo il peso che ha, e cerchiamo di darle un senso.

7 risposte a “Rime”

  1. Ricordo vagamente di averlo studiato al liceo. Purtroppo i programmi sono così tanto densi che non è facile approfondire tutto.

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    1. Eh sì, a volte a scuola si corre talmente tanto che non c’è il tempo di fermarsi e accendere davvero quella scintilla di curiosità. E così certi autori ci sembrano noiosi o lontani… finché un giorno, per caso, li rileggiamo e ci accorgiamo che avevano molto più da dire di quanto pensassimo. Credo che Guittone sia proprio uno di quelli che migliorano con la distanza

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  2. Quanto mi piace questa recensione su un grande classico! I grandi autori del passato sono inimitabili quando si tratta di raccontare le verità fondamentali…
    Ti auguro un buon Ferragosto! 😃🏖️

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    1. Grazie! Hai ragione, i grandi autori sanno sempre toccare quelle corde universali che ci parlano ancora oggi. Arrivo un po’ in ritardo, ma spero che tu abbia passato un Ferragosto sereno e pieno di cose belle!

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      1. Grazie, auguro lo stesso anche a te! 😘

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  3. […] le Rime di Guittone d’Arezzo, che mi hanno lasciata con quella sensazione di aver sfogliato un quaderno […]

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  4. […] aver percorso i vicoli più seri e meditativi con Guittone d’Arezzo e aver riso tra le frecciate di Rustico Filippi, mi sposto verso una piazza più luminosa, dove il […]

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