Dopo le Rime di Guittone d’Arezzo, che mi hanno lasciata con quella sensazione di aver sfogliato un quaderno pieno di meditazioni, riflessioni morali e qualche lampo di passione cortese, ho deciso di cambiare registro. Perché la letteratura medievale non è solo dame angelicate e cavalieri che sospirano in rima: c’è anche chi, invece di sospirare, ti ride in faccia.

È qui che entra Rustico Filippi (circa 1230–1300), fiorentino DOC, che Dante cita di sfuggita ma che nella sua epoca godeva di grande fama. La sua produzione di 58 sonetti è un piccolo laboratorio di passaggio: quando parla d’amore, si sente ancora la mano della scuola siculo-guittoniana, ma appena cambia umore, scatta la vena comico-realista.

Il contesto
A metà del Duecento, mentre in Toscana la poesia siculo-toscana di Guittone e dei suoi seguaci si muoveva tra amore cortese, politica e moralità, nasceva anche un’altra voce, più giocosa, più concreta, spesso irriverente. È la poesia comico-realista, che in Toscana e in Umbria sostituisce la bellezza ideale con l’invettiva, la satira, la ribellione e la comicità. In questo clima urbano, fatto di mercati affollati, dispute tra guelfi e ghibellini e un vivace scambio di parole nelle piazze, il fiorentino Rustico Filippi trova il terreno perfetto per esprimersi.

Cos’è la poesia comico-realista
A metà del Duecento, in Toscana e in Umbria, si sviluppa questa corrente che fa il contrario della poesia cortese. Al posto della bellezza ideale mette l’invettiva, la bestemmia, la ribellione e soprattutto la comicità. È una letteratura urbana, che nasce nei liberi Comuni, in un contesto dove la vita pubblica è vivace, conflittuale e piena di occasioni per ridere o per criticare. Rustico, come altri autori del tempo, porta nella poesia il linguaggio della piazza, il sarcasmo dei mercanti e il gusto di smontare i cliché.

Nei suoi testi trovi di tutto:

  • prese in giro di personaggi noti e anonimi
  • battute a doppio senso
  • scene di vita quotidiana
  • attacchi diretti ai difetti della società fiorentina

Non è il lirismo dei siciliani, ma un gioco linguistico che anticipa in un certo senso la satira moderna. Eppure, per quanto diretto, non è mai solo “volgare” nel senso basso del termine. C’è un’arte precisa nel costruire i colpi di scena verbali e nel calibrare le rime per far ridere o per ferire.

Il libro
Sonetti satirici e giocosi mette insieme proprio questa anima doppia di Rustico, il poeta che conosce le regole della lirica cortese ma decide di rovesciarle, usando la stessa maestria tecnica per farti sorridere invece che sospirare. Nei testi amorosi si sente ancora l’eco della scuola siculo-guittoniana, ma il cuore della sua opera sta nella vena comico-realista, con versi che prendono di mira persone, costumi e difetti della società fiorentina.

Lo stile e i temi
Rustico padroneggia le forme e le rime della tradizione lirica ma le piega a un uso nuovo, non per lodare ma per colpire. Le sue invettive hanno il ritmo rapido delle battute di strada e la lingua è più vicina alla parlata cittadina che al lessico aristocratico. Nei sonetti si alternano scherzo e offesa, realismo e paradosso, in un equilibrio che dà alla sua poesia una freschezza sorprendente anche oggi.

Il movimento letterario
La poesia di Rustico si inserisce nel filone comico-realista, che accoglie anche autori come Meo de’ Tolomei, Cenne della Chitarra e Folgore da San Gimignano. Questo movimento rappresenta l’altra faccia della letteratura medievale, non l’elevazione spirituale o l’idealizzazione amorosa ma la rappresentazione diretta, spesso caricaturale, della vita quotidiana.

Curiosità storiche

  • I sonetti di Rustico circolavano in forma manoscritta e spesso venivano copiati insieme a quelli di altri poeti comico-realistici. Non esisteva un “libro d’autore” come oggi, ma raccolte miste, un po’ come playlist condivise tra copisti.
  • Dante lo cita indirettamente, ma non con particolare simpatia. Questo non toglie che, nella Firenze del Duecento, fosse considerato un autore molto noto e riconoscibile.
  • La poesia comico-realista non era confinata alle corti: spesso veniva recitata in piazza, in osteria o durante feste cittadine. Era una forma di intrattenimento, ma anche di commento sociale.
  • Nei suoi componimenti, Rustico usa un volgare fiorentino vivo e ricco di espressioni idiomatiche, molte delle quali oggi sono scomparse o cambiate di significato.
  • Alcuni sonetti sono così diretti e pungenti che, letti con occhi moderni, sembrano post satirici o meme in rima, completi di frecciate finali.

Perché leggerlo oggi
Leggere Rustico oggi è come imbattersi in un profilo medievale di Twitter, con quattordici versi, una punchline finale e un bersaglio ben preciso. E forse è per questo che, se Guittone mi ha fatto riflettere, Rustico mi fa ridere e ricordare che la letteratura, anche nel Medioevo, non era mai tutta seria.ateria poetica.

6 risposte a “Sonetti satirici e giocosi”

  1. Molto interessante, non lo conoscevo!

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    1. eh sì, Rustico è una piccola scoperta! un fiorentino che sapeva ridere di tutto già nel Duecento 😂

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      1. Ma i classici, l’ho capito quando traducevo i brani per gli esami di latino e greco, hanno solo da insegnarci, anche su questo fronte 🤣

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  2. La lirica medioevale in versione popolare e dissacrante, oggi abbiamo i rapper… a te l’ardua sentenza. Baci!

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    1. Ma guarda, hai proprio ragione! Rustico con i suoi sonetti sembra davvero un rapper del Duecento, che prende la metrica elegante e la ribalta per fare freestyle contro i difetti della città. E oggi i rapper fanno la stessa cosa: rima, satira, strada, ritmo, direi che la tua sentenza è perfettamente giusta! Grazie per avermi fatto vedere questa connessione, adesso non riuscirò più a leggere Rustico senza immaginarmelo con una base sotto!

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  3. […] percorso i vicoli più seri e meditativi con Guittone d’Arezzo e aver riso tra le frecciate di Rustico Filippi, mi sposto verso una piazza più luminosa, dove il Medioevo toscano profuma di banchetti, tornei e […]

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