Dopo aver percorso i vicoli più seri e meditativi con Guittone d’Arezzo e aver riso tra le frecciate di Rustico Filippi, mi sposto verso una piazza più luminosa, dove il Medioevo toscano profuma di banchetti, tornei e viaggi in buona compagnia. Qui incontro Folgore da San Gimignano, poeta che ha saputo trasformare la vita urbana e cavalleresca in un calendario di piaceri eleganti, dipinti con parole che ancora oggi sanno di festa.

Il contesto
Tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento, la poesia comico-realista aveva già trovato molte voci in Toscana. Se Rustico Filippi rappresentava il sarcasmo cittadino e la pungente ironia della piazza, Folgore da San Gimignano ne è la versione elegante e conviviale. Il suo vero nome era Giacomo di Michele e fu cavaliere al servizio di Siena. Folgore vive e scrive in un’epoca in cui la vita urbana dei liberi Comuni conosce una stagione di prosperità: ricchezza mercantile, orgoglio civico, feste e tornei. In questo contesto, la poesia non è solo critica o satira, ma può diventare anche celebrazione raffinata dello stile di vita cortese adattato alla città.

Il libro
La fama di Folgore è legata soprattutto a due sequenze di sonetti, note come corone:

  • I sonetti dei mesi: quattordici testi che descrivono attività, piaceri e atmosfere di ogni mese dell’anno.
  • I sonetti della settimana: otto testi dedicati ai giorni della settimana, ciascuno associato a svaghi, banchetti e divertimenti.

Queste raccolte non sono semplici elenchi di cose da fare: sono piccoli quadri di vita urbana e cavalleresca, dove ogni dettaglio – un banchetto, una cavalcata, un torneo, una giornata di caccia – è dipinto con gusto e vivacità.

Lo stile e i temi
Folgore riprende la tradizione provenzale dell’amor cortese e la unisce a una sensibilità cittadina. Nei suoi versi trovi eleganza e raffinatezza, ma anche un senso di piacere concreto, fatto di buone tavole, amicizie, viaggi e spettacoli. La lingua è limpida, scorrevole, senza la durezza polemica di altri comico-realisti. È un invito a godere della vita in compagnia, a vivere con stile e generosità, a praticare una sorta di “cortesia borghese”.

Il movimento letterario
Pur appartenendo al filone comico-realista, Folgore ne rappresenta la faccia più luminosa e festosa. È meno interessato alla caricatura o alla satira e più alla celebrazione di un ideale di vita mondana e armoniosa. I suoi sonetti ci mostrano come, nel Medioevo comunale, la cultura cavalleresca non scompaia, ma si adatti al gusto e alle esigenze della città, diventando un simbolo di prestigio e raffinatezza.

Curiosità storiche

  • Il vero nome di Folgore era Giacomo di Michele, nato a San Gimignano intorno al 1270. Il soprannome “Folgore” probabilmente alludeva al suo spirito brillante e vivace.
  • Le sue corone di sonetti dei mesi e della settimana erano probabilmente destinate a circolare in ambienti aristocratico-borghesi, dove il gusto per la poesia si univa a quello per il lusso e la convivialità.
  • Nei Sonetti dei mesi, Folgore descrive attività stagionali legate sia alla vita urbana sia alla tradizione cavalleresca: tornei, cacce, feste religiose e banchetti.
  • I Sonetti della settimana sono meno noti ma particolarmente curiosi, perché trasformano ogni giorno in un’occasione per un piacere diverso, quasi un “calendario del divertimento” medievale.
  • Nonostante appartenga al filone comico-realista, Folgore non indulge nella satira o nella polemica: la sua poesia è piuttosto un inno alla cortesia, alla generosità e al piacere di vivere.

Perché leggerlo oggi
Leggere Folgore oggi è come sfogliare un raffinato album fotografico di epoca medievale, dove ogni scatto è una scena di convivialità, colore e movimento. È un promemoria che, anche in secoli lontani, c’era spazio per parlare non solo di fede o di lotte politiche, ma anche della gioia di vivere bene, in buona compagnia e con un buon bicchiere in mano.

3 risposte a “Folgore da San Gimignano”

  1. Ti sei proprio buttata sulla letteratura delle origini!

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    1. eh eh, vero! mi ci sono buttata eccome, ma non per restarci: sto rileggendo tutto con occhi nuovi, dall’inizio fino alla contemporaneità. Mi piace l’idea di attraversare la letteratura come un viaggio, tappa dopo tappa, e di raccontarla in modo un po’ più didattico ma anche più vivo

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