Dopo l’inno luminoso del Cantico di Frate Sole di Francesco, arrivo a Todi e l’atmosfera cambia di colpo. Qui non c’è il canto gioioso della natura, ma il grido lacerante di un uomo che ha conosciuto il dolore e ne ha fatto poesia. È Iacopone da Todi, autore delle Laude, tra i testi religiosi più intensi e drammatici del Medioevo.

Il contesto
Iacopone, nato Jacopo de’ Benedetti, era un benestante cittadino di Todi. La leggenda racconta che la morte improvvisa della moglie gli rivelò la sua vita nascosta di penitenza: sotto gli abiti eleganti portava un cilicio. Da quel momento la sua esistenza cambiò direzione: lasciò ricchezze e status, e scelse una vita di espiazione e povertà radicale. Entrò poi nell’ordine francescano, schierandosi con i “francescani spirituali”, i più intransigenti nel criticare la ricchezza della Chiesa. Questo conflitto gli costò la scomunica e anni di carcere sotto papa Bonifacio VIII.

Il libro
Le Laude raccolgono 93 componimenti attribuiti con certezza, più altre di dubbia paternità. Non sono inni sereni: sono testi che parlano della durezza della vita, della violenza del peccato, della corruzione del mondo. Al centro ci sono la penitenza, la passione di Cristo, il dolore della Madonna ai piedi della croce. Tra i più celebri, il Pianto della Madonna, un lamento struggente che mette in scena la voce della Vergine.

Iacopone scrive in volgare umbro, diretto e potente, lontano dalla raffinatezza letteraria. È un linguaggio aspro, pieno di sarcasmo e realismo crudo. Spesso usa i “contrasti”, poesie dialogiche dove strofe alternate fanno discutere due voci (divina e umana, fede e peccato, dolore e speranza). Il risultato è una poesia che scuote, che non consola, ma obbliga a guardare la realtà senza veli.

Il movimento letterario
Le Laude appartengono alla tradizione della poesia religiosa popolare, ma con Iacopone diventano qualcosa di più: da semplice canto liturgico si trasformano in vera arte, capace di competere con la grande poesia coeva. Se Francesco aveva aperto la strada con il suo inno alla creazione, Iacopone ne esplora il lato oscuro, mostrando come la fede possa nascere anche dal dolore più estremo.

Curiosità storiche

  • Secondo la leggenda, Iacopone compose alcune laude mentre era rinchiuso in prigione.
  • Il suo atteggiamento polemico verso la Chiesa lo rese una figura scomoda, ma anche profetica.
  • Lo Stabat Mater (uno dei più celebri testi della liturgia cattolica) è stato spesso attribuito a lui, anche se l’attribuzione rimane incerta.

Perché leggerlo oggi
Perché le Laude di Iacopone sono un pugno nello stomaco: parlano di dolore, di ingiustizia, di corruzione del potere. Ma dentro a questo grido c’è una tensione di verità, una ricerca radicale di autenticità. In un tempo come il nostro, che spesso nasconde le proprie contraddizioni sotto la superficie liscia delle immagini, Iacopone ci ricorda che la parola può ancora ferire, scuotere e aprire spiragli di senso.

8 risposte a “Laude di Iacopone da Todi”

  1. Che meraviglia… A prescindere dalla propria fede (o assenza di essa), libri del genere vanno sempre letti ❤️

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    1. Esatto, è proprio questo che mi affascina, al di là della fede restano parole che parlano a tutti con una forza che attraversa i secoli

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  2. Mi hai fatto venir voglia di rinfrescare la memoria perché non ricordo bene il suo stile. Fortuna che tra me e mia figlia abbiamo ancora un sacco di testi tra cui spulciare.

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    1. Che bello allora, avete un piccolo tesoro in casa!

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  3. Stai risvegliando in me lontane memorie scolastiche (molto lontane!)

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  4. Mi fa piacere allora! Vuol dire che questi testi non sono rimasti chiusi nei banchi di scuola, ma hanno ancora qualcosa da dirci

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  5. no, non sono rimasti chiusi, fortunatamente ancora qualcuno sa come “spolverarli”. Pagina molto bella. Grazie

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    1. sì, è vero, non sono rimasti chiusi… e la cosa più sorprendente è che hanno ancora molto da dire, forse persino più oggi che allora. grazie davvero per averlo sentito anche tu

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