Se il Novellino nasce nelle piazze e nelle botteghe, la Cronica di Salimbene da Parma arriva dai conventi, ma con un’energia che sembra tutt’altro che monastica. Scritta da un frate francescano vissuto tra il 1221 e il 1288, è una delle fonti più vivaci e imprevedibili del Medioevo italiano. Altro che cronaca noiosa: qui trovi un narratore che non si limita a registrare fatti, ma li commenta, li colora, a volte li pettegola.

Il contesto
Salimbene nasce e vive nella Parma comunale, viaggia per Lucca, Siena, Pisa, Lione. Incontra papi, imperatori, predicatori, eretici e soprattutto persone comuni. È immerso in un secolo agitato, segnato dai conflitti tra Papato e Impero, dalle eresie e dall’attesa apocalittica diffusa dai seguaci di Gioacchino da Fiore. Lui stesso aderisce a questa visione per un periodo, e questo segna la sua scrittura.

Il libro
La Cronica ci è arrivata mutila, ma con quasi 600 pagine rimaste basta e avanza per entrare nella testa di Salimbene. È un mosaico: eventi storici, ricordi personali, ritratti ironici, visioni apocalittiche, notizie curiose. Lo stile? Un latino che scivola spesso nel volgare, ricco di termini popolari e dialettali. È come se il frate scrivesse con un orecchio teso alla piazza, non solo al coro dei dotti.

Un assaggio della Cronica

  • Salimbene racconta che l’imperatore Federico II voleva scoprire qual era la “lingua naturale” dell’uomo. Come? Crescendo dei bambini in isolamento, senza che nessuno parlasse con loro. Un esperimento che oggi ci fa rabbrividire, ma che nel Medioevo circolava come storia a metà tra scienza e leggenda.
  • Di un vescovo dice semplicemente che era “avaro e ingrato” e che non vale la pena annotarne le qualità “perché non ne aveva”. Sincero al limite del caustico.
  • Non mancano episodi quotidiani: carestie, prezzi del grano, litigi tra cittadini, miracoli popolari. È il Medioevo visto da vicino.

Il linguaggio e lo stile
Dimenticate il latino solenne e distante delle grandi cronache ufficiali. Salimbene scrive come parla: diretto, colorito, a tratti spassoso. Non ha paura di dire che un vescovo era avaro o che un signore era ridicolo. È una galleria di caricature che ti fa sorridere e al tempo stesso ti racconta com’era vivere nel XIII secolo.

Perché leggerla oggi
Perché la Cronica è un Medioevo vivo, fatto di carne e sangue, non solo di date e battaglie. Leggendola ti sembra di ascoltare un frate che, mentre cammina con te per le strade di Parma, ti racconta storie di papi, imperatori, carestie e miracoli, alternando serietà e ironia. È storia, ma è anche narrazione, con un ritmo che anticipa la prosa moderna.

Curiosità

  • Salimbene racconta che l’imperatore Federico II faceva esperimenti bizzarri per scoprire la “lingua naturale” dell’uomo, quasi un proto-scienziato ma anche un po’ crudele.
  • Non risparmia giudizi: se qualcuno era corrotto o meschino, lo dice senza giri di parole.
  • Alcuni studiosi lo hanno definito il “blogger del Duecento”, perché scrive come se parlasse a un pubblico ampio e curioso.

In sintesi
La Cronica di Salimbene è una porta d’ingresso perfetta per chi vuole scoprire il Medioevo oltre i manuali: pieno di contraddizioni, vivace, umano. È la prova che anche un frate del Duecento poteva scrivere con un’ironia e una sincerità che ancora oggi ci sorprendono.

4 risposte a “Cronica di Salimbene”

  1. È bello e molto affascinante ascoltare un racconto sul Medioevo da questo punto di vista: più quotidiano, vivace e autentico. Grazie mille, buon weekend! 🙏😘

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    1. Grazie mille! È proprio quello che mi piace della Cronica, sembra di entrare nella vita quotidiana del Medioevo, senza troppa solennità

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  2. Il Medioevo mi ha sempre affascinato, i “racconti” di quel periodo sono effettivamente molto intriganti e crudi allo stesso tempo. Uno spaccato di storia, della nostra storia, con tutte le perturbazioni legate al credo e alle cronache temporali, una storia che a volte sembra proferire parole scioccanti e impietose eppure con un’affascinazione strana che ti prende e ti porta oltre il tempo. Poi quel quotidiano monastico che arriva tra i chiostri e le ombre, il salmodiare e la fede, che sembra a volte vera e propria pagana superstizione. Un’altra ottima scelta. Grazie

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    1. Grazie a te per queste parole! È vero, nel Medioevo convivono il sacro e il superstizioso, la fede profonda e le paure più terrene. Forse è proprio questa mescolanza che lo rende così affascinante e vicino a noi, anche se sembra lontanissimo

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