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Per il terzo giorno di questo calendario ho scelto di parlare di un tema che non poteva mancare: la possessione demoniaca. È uno dei volti più riconoscibili dell’horror, quello che mette i brividi non con un coltello o un castello in rovina, ma con un corpo che non è più padrone di sé. E per raccontarlo ho pensato a Verónica (2017), il film spagnolo di Paco Plaza che riporta l’esorcismo in un appartamento di Madrid, lontano dalle grandi cattedrali gotiche, vicino alle paure quotidiane.

Che cos’è l’horror da possessione demoniaca?

Se il gotico (Giorno 1) vive di atmosfere e colpe antiche, e lo slasher (Giorno 2) di coltelli e sobborghi americani, l’horror della possessione gioca su un’altra paura: quella che il male non sia fuori, ma entri dentro di noi.

È un sottogenere che si afferma negli anni Settanta con L’Esorcista (1973), ma ha radici molto più antiche, nei racconti popolari e nelle cronache religiose. Le sue regole sono riconoscibili:
– un corpo che cambia voce, postura, forza;
– un contesto familiare che assiste, impotente;
– una figura “esorcizzante” (sacerdote, medium, guaritore) che tenta di riportare ordine;
– la lotta non solo fisica, ma spirituale, tra fede e disperazione.

È un orrore teatrale, claustrofobico, che mette in scena la perdita del controllo.

La trama di Verónica

Madrid, 1991. Verónica è una ragazza di quindici anni che vive in un quartiere popolare con la madre e i fratelli più piccoli. Durante un’eclissi solare, insieme a due amiche, decide di usare una tavola Ouija a scuola. Da quel momento qualcosa sembra seguirla, insinuarsi nella sua casa e nella sua vita.

Il film alterna quotidianità e orrore: Verónica fa i compiti, prepara da mangiare per i fratelli, ascolta musica. Ma ogni gesto è attraversato da presenze invisibili, rumori inspiegabili, ombre che si muovono ai margini. Il suo corpo diventa il campo di battaglia di una forza oscura che non lascia scampo.

Lettura critica

Verónica non vuole essere lo shock definitivo, ma lavora sull’empatia. Non siamo davanti a un’esibizione di effetti speciali: Paco Plaza costruisce la paura lentamente, con dettagli che si accumulano fino a diventare insopportabili.

Due elementi lo rendono diverso dal “classico” esorcismo alla americana:

  1. L’ambientazione domestica – un appartamento piccolo, con pareti sottili, dove la paura non ha vie di fuga.
  2. Lo sguardo adolescenziale – Verónica non è solo posseduta, è anche schiacciata dalle responsabilità troppo grandi per la sua età. La possessione diventa metafora del crescere troppo in fretta, del sentirsi soli contro un mondo più grande di te.

Perché guardarlo a Halloween

Perché Verónica dimostra che non servono chiese gotiche o rituali solenni per evocare l’orrore: basta una stanza da letto con i poster alle pareti e un’adolescente che non trova ascolto. È un horror che fa male perché ti dice che l’orrore può cominciare proprio dove vivi, nelle tue abitudini, nel quotidiano che credevi sicuro.

Curiosità

– Il film è ispirato al cosiddetto caso Vallecas, una vicenda di cronaca avvenuta a Madrid nei primi anni ’90.
– Paco Plaza è lo stesso regista di [REC], altro cult spagnolo che mescola claustrofobia e possessione.
– Alla sua uscita su Netflix, Verónica è stato presentato come “il film più spaventoso di sempre”, diventando virale.
– Sandra Escacena, che interpreta la protagonista, aveva solo 16 anni durante le riprese.

2 risposte a “Verónica – Possessione demoniaca”

  1. Ecco, quando gli horror vanno in direzione demoniaca io corro nella direzione opposta. Ho imparato a evitarli in giovane età e quando ho ceduto mi son sempre pentita.

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    1. anche io, certe sere, preferisco correre nella direzione opposta ahah

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