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Per l’ottavo giorno del calendario entriamo in un territorio che spesso fa sorridere e tremare allo stesso tempo: i licantropi. Il mito dell’uomo lupo accompagna l’orrore da secoli, ma raramente ha trovato spazio interessante nel cinema moderno. Con Ginger Snaps, piccolo cult canadese del 2000, il licantropo smette di essere solo un mostro peloso e diventa metafora della trasformazione adolescenziale, con tanto di sangue, peli e crisi identitarie.
Che cos’è l’horror dei licantropi?
Dopo aver visto vampiri malinconici (giorno 7), è naturale passare ai loro “cugini” pelosi.
– Diverso dal gotico (giorno 1), dove il male è legato a colpe antiche, qui il corpo stesso è il campo di battaglia.
– Non è lo slasher (giorno 2), con un killer mascherato: il licantropo non sceglie, è spinto da una natura che esplode.
– Non è possessione (giorno 3), perché non c’è un demone che entra: è una metamorfosi inevitabile.
– Diverso dal psicologico (giorno 4), non nasce solo dalla mente, ma da carne e sangue che cambiano.
– Se il folk horror (giorno 5) era collettivo e rituale, qui la maledizione è individuale e solitaria.
– Rispetto alla casa infestata (giorno 6), non è lo spazio a farsi nemico, ma il tuo stesso corpo.
Gli ingredienti tipici: luna piena, graffi e morsi, dolore della trasformazione, perdita di controllo, vittime innocenti sbranate.
La trama
Brigitte e Ginger sono due sorelle adolescenti che vivono in un quartiere periferico canadese. Hanno un patto: “insieme fino alla morte”, unite dal senso di alienazione e dal fascino per il macabro. Una notte, Ginger viene attaccata da una creatura misteriosa. Da quel momento, il suo corpo cambia: ferite che non guariscono, appetiti violenti, aggressività crescente.
Brigitte cerca disperatamente di salvarla, ma la metamorfosi avanza. Il licantropo diventa così una metafora della pubertà: mestruazioni, ormoni, desiderio, rabbia. Ogni cambiamento fisico di Ginger ha un doppio significato, tanto realistico quanto mostruoso.
Lettura critica
Ginger Snaps è un horror che sorprende perché usa il mito del licantropo per raccontare la crescita femminile. Invece di concentrarsi solo sulla violenza, mette in scena il rapporto tra sorelle, la paura di diventare “altro”, di non riconoscersi più. È ironico, crudele, a tratti grottesco, ma sempre con un cuore malinconico.
È anche un film che ribalta il cliché del “mostro maschio”: qui la trasformazione è femminile, e il corpo che cambia diventa simbolo di emancipazione e dannazione insieme.
Perché guardarlo a Halloween
Perché Halloween non è solo vampiri e fantasmi: è anche metamorfosi, corpi che cambiano, identità che si spezzano. Ginger Snaps è perfetto per chi vuole un horror che sappia unire sangue e ironia, brividi e malinconia adolescenziale.
Curiosità
– Il film ebbe due sequel (Ginger Snaps 2: Unleashed e Ginger Snaps Back: The Beginning), ma nessuno eguagliò il fascino dell’originale.
– È diventato un cult soprattutto grazie al passaparola e alle rassegne horror, non al botteghino.
– La trasformazione di Ginger è stata spesso letta come metafora femminista: la “mostruosità” come ribellione al conformismo.
– Anche se poco conosciuto dal grande pubblico, oggi è considerato uno dei migliori film di licantropi mai girati.





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