Al ventiquattresimo giorno del calendario il buio sparisce e il sole non tramonta mai. Midsommar (2019), diretto da Ari Aster, è un horror che ribalta le regole del genere: niente notti tempestose, niente case infestate, ma campi fioriti e cieli limpidi che nascondono i rituali più disturbanti.
Che cos’è l’horror sperimentale?
È un orrore che non segue i canoni classici, ma li stravolge. Gioca con la forma, con l’estetica, con le aspettative dello spettatore. Non si limita a spaventare: destabilizza, confonde, mette a disagio in modi nuovi. Midsommar è perfetto per questo: un film che sembra una favola luminosa e invece si rivela un incubo a cielo aperto.
Elementi chiave
- Luce costante → l’orrore accade in pieno giorno, senza ombre in cui nascondersi.
- Rituali inquietanti → la comunità svedese di Harga segue tradizioni che diventano progressivamente più disturbanti.
- Estetica ipnotica → fiori, simboli, danze: il bello si mescola con il macabro.
- Trauma personale → la protagonista Dani porta con sé un dolore che trova eco nella comunità.
- Ambiguità morale → il finale ribalta i ruoli: vittima o rinascita? Orrore o liberazione?
La trama
Dani, giovane americana segnata da una tragedia familiare, parte con il fidanzato e i suoi amici per la Svezia, invitati a partecipare a un festival che si svolge ogni 90 anni. Quello che sembra un viaggio culturale diventa lentamente un incubo: la comunità locale celebra rituali che confondono vita e morte, sacrificio e rinascita. Alla fine, Dani si ritrova al centro del culto, trasformata dalla luce accecante di Harga.
Lettura critica
Ari Aster costruisce un horror che non spaventa con i salti sulla sedia, ma con la bellezza disturbante delle immagini. Midsommar parla di lutto, relazioni tossiche e bisogno di appartenenza. È un film che mette lo spettatore in uno stato ipnotico, dove ogni sorriso sembra una minaccia e ogni fiore un presagio. L’esperimento sta proprio qui: prendere l’estetica della felicità e trasformarla in un incubo.
Perché guardarlo a Halloween
Perché Halloween non è solo buio e zucche: è anche l’occasione per esplorare forme nuove di paura. Midsommar è perfetto per chi vuole un horror diverso, che si insinua lentamente e lascia domande più che risposte.
Curiosità
- Il film è stato girato in Ungheria, non in Svezia, per motivi logistici.
- Florence Pugh è stata lodata universalmente per la sua interpretazione intensa e vulnerabile.
- Ari Aster lo definisce “una fiaba da rottura sentimentale travestita da horror folk”.
- La versione director’s cut dura quasi tre ore e aggiunge rituali ancora più inquietanti.





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