Ho scelto di leggere le poesie di Guido Guinizzelli perché sentivo che, prima di immergermi completamente nel dolce stilnovo, dovevo tornare alle radici. Dante e Cavalcanti sono sempre al centro delle discussioni, ma Guinizzelli è quel nome che resta un po’ più defilato, quasi nascosto, e che invece accende la scintilla. È lui che, dalla Bologna universitaria del Duecento, mette insieme filosofia, amore e lingua volgare, aprendo la strada a tutti gli altri.
La trama
La “trama”, se così possiamo dire parlando di poesie, ruota sempre intorno a un’idea forte: l’amore può abitare solo in un cuore gentile. Non la gentilezza intesa come buona educazione, e nemmeno la nobiltà di sangue, ma una disposizione interiore, un’anima predisposta alla virtù. Questo è il vero ribaltamento che mi ha colpito leggendo: in un’epoca ancora rigidamente divisa in gerarchie sociali, Guinizzelli propone una nobiltà spirituale, democratica e intima.
Movimento letterario e contesto storico
Dal punto di vista del movimento letterario, le sue poesie rappresentano l’atto di nascita dello stilnovo. Vengono dopo la scuola siciliana, che aveva dato dignità lirica al volgare, e anticipano l’elaborazione fiorentina di Cavalcanti e Dante. È interessante pensare al contesto: Bologna era allora un grande centro universitario, crocevia di studi filosofici e giuridici. Guinizzelli assorbe questo clima e lo riversa nei suoi versi, costruendo una poesia che non è solo sentimento ma anche ragionamento, quasi un piccolo trattato poetico.
Scrittura e stile
La scrittura è limpida, musicale, “dolce” come dirà poi Dante. Si sente la cura del lessico, l’armonia dei suoni, la chiarezza delle immagini. Eppure, accanto ai testi più alti e speculativi, ci sono anche sonetti più realistici, quasi di cronaca cittadina, che mostrano un lato più concreto e quotidiano. Questa varietà mi è piaciuta molto: non è un poeta monocorde, ma capace di muoversi tra diversi registri.
Punti positivi e negativi
Se penso ai punti positivi, direi proprio la chiarezza e la forza delle idee: leggere Guinizzelli oggi è sorprendentemente facile, i suoi versi hanno una trasparenza che li rende ancora attuali.
Il punto debole, almeno per me, è che a volte la componente filosofica sovrasta l’emozione: senti più la costruzione intellettuale che il trasporto affettivo. È bello, ma può sembrare freddo se lo confrontiamo con la passione di Cavalcanti o con l’universo simbolico di Dante.
La mia esperienza di lettura
La mia esperienza di lettura è stata di scoperta graduale. All’inizio mi sembrava quasi un poeta “di transizione”, meno potente dei nomi che lo seguiranno. Ma man mano che leggevo, ho capito che la sua funzione non è solo quella di ponte: Guinizzelli è il fondatore, quello che inventa le categorie stesse con cui penseremo l’amore nella poesia italiana. E questo mi ha fatto riflettere sul ruolo degli “iniziatori”: non sempre i più spettacolari, ma spesso i più rivoluzionari.
Dal punto di vista della teoria letteraria e sociologica, le poesie di Guinizzelli mostrano bene la trasformazione di un’epoca: il passaggio da una cultura ancora feudale a un’idea più borghese e interiore di nobiltà, da una letteratura in latino a una grande letteratura in volgare. In questo senso, più che emozionarmi, mi hanno insegnato. E penso che sia questo il regalo della sua poesia: non tanto la bellezza che ti travolge, ma la chiarezza che ti apre nuove prospettive.





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