disponibile su Netflix

Non ho scelto Legado per caso. Cercavo qualcosa che dialogasse con questa ondata di storie su eredità, imperi familiari e crisi etiche del potere, il mondo ormai sembra un episodio mal riuscito di Succession, quindi tanto vale abbracciare il caos.
E così arriva questa serie spagnola, creata da Carlos Montero, Pablo Alén e Breixo Corral, che offre uno sguardo mediterraneo su un tema antico: il patriarca, i figli e la guerra silenziosa per il trono.

La trama e l’eredità (di sangue e di parola)

Il protagonista è Federico Seligman, magnate dei media che scompare per due anni a causa di una malattia e ritorna per scoprire che i suoi figli hanno trasformato il suo impero in qualcosa di irriconoscibile.
Quello che inizia come un dramma familiare diventa presto un’autopsia del potere, dell’eredità e dell’identità, come se il sangue fosse un contratto e l’affetto una strategia di marketing.

Stile, regia e il linguaggio del potere

La regia gioca con un realismo quasi documentaristico con piani lunghi, macchina da presa che osserva più che guidare, ma conserva quella lucentezza perfetta tipica delle produzioni Netflix.
È un contrasto curioso: la storia parla di decadenza morale, ma l’immagine è impeccabile, come se l’estetica cercasse di salvare ciò che è già corrotto.

Anche la messa in scena è interessante: la casa di famiglia diventa un personaggio, elegante e claustrofobica, piena di corridoi dove il silenzio pesa più delle parole.

Legado non è solo una storia di ricchi in lotta per il potere, è una riflessione sulla trasmissione simbolica del capitale, ciò che Bourdieu chiamerebbe “eredità culturale”.
L’impero mediatico è una metafora del sistema che decide chi ha diritto di raccontare la verità.

In fondo, chi controlla la narrazione controlla anche la realtà.
E la serie tocca proprio questa ferita contemporanea: viviamo in un tempo in cui la verità non è più un fatto, ma un punto di vista ben finanziato.

Luci e ombre

I punti forti? Il cast, senza dubbio, José Coronado ha quella presenza magnetica che riempie la scena anche quando resta in silenzio. E poi la tensione costante, costruita più con gli sguardi che con le parole.

Ma il testo a volte cade nel didascalico. Ci sono dialoghi che spiegano troppo e trame secondarie che sembrano prese in prestito da altri drammi familiari.
I figli di Federico incarnano archetipi prevedibili: l’ambizioso, il ribelle, la “coscienza” morale. Tuttavia, ci sono momenti in cui la scrittura sorprende, soprattutto quando si permette di esplorare il vuoto dei personaggi invece di riempirlo.

La mia esperienza

Guardare Legado è stato quasi un esperimento antropologico. Mi sono trovata oscillare tra il fascino estetico e il disgusto morale che, diciamolo, è la zona perfetta per ogni buon dramma sul potere.
Il ritmo non è veloce, ma è denso, pieno di pause e silenzi che pesano.

È una di quelle opere che ti stancano nel modo giusto: ti lasciano pensare a quante volte torniamo alle stesse storie, solo per capire che dentro di noi c’è lo stesso conflitto, tutti vogliamo ereditare qualcosa anche se è solo il caos.

Legado non è un colpo di genio, ma è uno specchio inquietante di quelli che riflettono più di quanto mostrino. E forse questo è il miglior complimento che si possa fare a una serie: non cambia il mondo, ma cambia il modo in cui lo guardi, almeno per qualche ora.

5 risposte a “LEGADO”

  1. Non mi stanco mai di leggere le tue recensioni: hai una sensibilità unica e descrivi le varie produzioni come se fossero esseri viventi dalle mille sfaccettature… Complimenti 👏🏻🤗

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    1. sei troppo gentile! io mi limito a raccontare quello che le serie mi fanno sentire, il resto lo fa chi legge… quindi grazie per averci messo anche la tua sensibilità!

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  2. Che bello ritrovare i tuoi consigli sulle serie tv. A me era piaciuto molto Succession e anche se mi pare che questo sia un prodotto non privo di imperfezioni, credo possa valer la pena dargli un’occhiata.

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    1. Sì esatto, è un po’ come Succession ma con più vino, più sole e più drammi familiari urlati nei corridoi. Non è perfetta ma ha quel tipo di tensione che ti resta addosso. Secondo me merita almeno i primi due episodi, giusto per capire se ti cattura

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