Disponibile su Netflix
Ho scelto di guardare Lo straordinario mondo di Zoey dopo averlo tenuto nella mia lista per mesi, una di quelle serie che continui a rimandare finché, all’improvviso, ti chiama nel momento giusto. E questa volta mi ha davvero presa.
La trama
La protagonista è Zoey Clarke, una giovane ingegnera del software che vive a San Francisco, immersa in un ambiente di startup, algoritmi e caffè presi al volo. È brillante ma bloccata, iperfunzionale sul lavoro e disfunzionale nei sentimenti. Quando un giorno fa una risonanza magnetica mentre ascolta musica e un piccolo terremoto colpisce la città, qualcosa nel suo cervello cambia: Zoey inizia a sentire i pensieri e le emozioni degli altri attraverso canzoni.
Quello che per chiunque sarebbe un potere incredibile per lei diventa un peso dolceamaro. Perché sentire l’intimità altrui significa anche non potersi più nascondere dietro le parole. Così, tra colleghi, amici, amori e un padre malato, Zoey naviga un mondo che canta, letteralmente, le sue fragilità.
Regia, stile e linguaggio visivo
La serie, creata da Austin Winsberg, gioca con il linguaggio del musical classico americano e lo trasforma in qualcosa di più intimo. Le coreografie e i numeri musicali non sono solo momenti di spettacolo ma diventano rappresentazioni simboliche dello spazio mentale dei personaggi. È come se la musica aprisse una finestra sulla loro interiorità, permettendo allo spettatore di vedere ciò che normalmente resta invisibile. In questo senso si potrebbe parlare di un dispositivo diegetico alternato, dove realtà e fantasia convivono e si contaminano, creando un ritmo emotivo che sostituisce la logica del realismo con quella del sentire.
La regia accompagna questa idea con coerenza visiva. I colori caldi e la luce morbida delle scene musicali contrastano con i toni più realistici degli ambienti di lavoro, come se l’emozione avesse il potere di ammorbidire il mondo. Ogni episodio oscilla tra il feel-good e il dramma familiare, mantenendo un’armonia interna che funziona come una vera e propria colonna sonora emotiva.
Lo straordinario mondo di Zoey riflette il concetto di empatia come sovraccarico. Viviamo in un’epoca in cui la connettività emotiva è totale: sappiamo troppo degli altri, percepiamo troppo, e a volte questo eccesso ci isola invece di avvicinarci. Zoey incarna perfettamente questo paradosso, perché il suo dono di ascoltare le emozioni altrui è anche la sua condanna.
In questo modo la serie parla della solitudine moderna, mascherata da efficienza e socialità digitale. Zoey è costantemente circondata da persone, ma solo quando le sente cantare riesce davvero a comprenderle. È un discorso profondamente contemporaneo: la comunicazione emotiva come codice perduto, recuperabile solo attraverso un linguaggio non verbale, quello della musica.
C’è infine una dimensione importante di diversità e rappresentazione. Il personaggio di Mo, interpretato da Alex Newell, gender fluid e carismatico, porta sullo schermo una presenza autentica e vitale, mai ridotta a simbolo o stereotipo. È la prova che la serie riesce a integrare inclusività e leggerezza, trasformando la diversità in armonia, proprio come fa con le sue canzoni.
Punti negativi e positivi
Tra i punti forti, direi sicuramente l’originalità della premessa e la capacità di fondere emozione e ironia. La scrittura musicale è intelligente, le scelte di brani pop riflettono con precisione i conflitti interiori dei personaggi.
Tra i limiti, però, c’è la ripetitività di alcune dinamiche narrative: l’arco romantico, il rapporto padre-figlia, i cliché del luogo di lavoro tech. A volte la serie sembra voler tenere insieme troppi toni, oscillando tra la commedia e il dramma in modo non sempre fluido. Ma anche in questo caos c’è qualcosa di coerente con la protagonista: Zoey è un personaggio dissonante, quindi la serie lo è con lei.
La mia esperienza personale
Ci sono momenti in cui la serie è pura leggerezza e altri in cui ti spiazza con un dolore dolce, quasi improvviso, come una nota che non ti aspettavi in una canzone che conosci a memoria. Per me Lo straordinario mondo di Zoey è una di quelle opere che non vogliono solo intrattenere ma ricordarti di sentire. È una serie che parla di tecnologia ma canta d’amore, che parla di lavoro ma balla di vita, che trasforma la confusione emotiva in partitura.





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