Fresh è uno di quei film che tornano a bussare alla mente quando meno te lo aspetti, soprattutto se guardi il cinema con uno sguardo sensibile alle esperienze femminili. È un film che inizia con un sorriso gentile e termina mostrando un sistema che fa paura proprio perché è familiare.
La trama
La storia segue Noa, una giovane donna stanca della danza infinita degli appuntamenti moderni. Dopo una serie di incontri deludenti, conosce Steve in modo quasi cinematografico e lui sembra perfetto: affascinante, educato, leggermente timido, il tipo di uomo che fa abbassare la guardia. Lei accetta di partire con lui per un weekend e proprio quando la storia potrebbe diventare un romanzo romantico, scivola senza avviso in un incubo. Noa scopre che dietro al fascino di Steve c’è un segreto terribile che trasforma la narrazione in un thriller psicologico capace di toccare paure che molte donne conoscono troppo bene.
Lo stile e la regia come trappola visiva
All’inizio tutto è luminoso, colorato, calmo. Sembra quasi un film indie romantico con luci morbide e una regia affettuosa. Poi qualcosa cambia. Le inquadrature diventano fredde, precise, quasi chirurgiche. La bellezza estetica si trasforma in una gabbia elegante. La regia costruisce una trappola lenta e sensoriale che ti mostra come la violenza possa essere nascosta dentro una forma perfetta.
Fresh parla direttamente della trasformazione dei corpi femminili in oggetti di consumo. Lo fa attraverso il grottesco, ma ciò che mostra non è un’invenzione narrativa è la versione estrema di una logica che molte donne riconoscono nella vita reale. Parla del modo in cui la cultura dell’incontro, delle app, del desiderio maschile e della socializzazione femminile si intrecciano in un equilibrio precario dove la fiducia è sempre un lusso rischioso.
Noa interpreta segnali, cerca di non essere troppo brusca, prova a mantenere la calma anche quando qualcosa dentro di lei grida che c’è pericolo. Questa tensione è un’esperienza universale per molte donne. Fresh la rende esplicita, visibile, quasi tangibile.
Punti positivi
- Funziona la capacità del film di alternare ironia e terrore senza mai banalizzare la vulnerabilità femminile.
- Funziona l’alchimia tra i protagonisti, che rende tutto più inquietante.
- Funziona l’uso del simbolismo legato al consumo e al desiderio.
- Funziona la regia che trasforma un discorso sociale in un’esperienza sensoriale densa.
Punti negativi
- Alcune scene si spingono oltre il necessario e rischiano di spezzare la tensione.
- Certi momenti narrativi seguono la strada del cliché prima di essere ribaltati.
- In alcuni passaggi la provocazione visiva sembra godersi un po’ troppo il proprio shock value.
La mia esperienza nel rivederlo
Rivedere Fresh è stato come affrontare una conversazione che fa male ma che senti il bisogno di avere. Questa volta invece ho percepito tutto in modo più intimo: la paura sottile, la rabbia trattenuta, la solidarietà femminile che nasce nei momenti più bui. Mi sono accorta di quanto o film capti la sensazione femminile di vivere sempre con un allarme interno attivo.
Fresh è un film che parla di mostri ma soprattutto parla di strutture. Mostra come le donne imparano a sopravvivere a un sistema che le vuole sempre attente, prudenti, gentili anche quando non dovrebbero esserlo. È un film che inquieta, provoca e continua a lavorarti dentro molto tempo dopo che i titoli di coda sono passati. Se vuoi posso collegarlo ad altri film con lettura femminista, basta chiedere.





Scrivi una risposta a vengodalmare Cancella risposta