🎬 Disponibile su Netflix.

Dopo giornate di inverni interiori, avevo bisogno di un po’ di luce.
Ma non la luce artificiale delle decorazioni, quella che nasce da un gesto gentile, da un sorriso offerto quando il mondo ha dimenticato come si fa.
Klaus è proprio questo: un racconto di origine, una fiaba che reinventa il mito di Babbo Natale e lo riporta al suo centro più umano, la generosità.

Perché questo film

L’ho scelto perché è uno di quei rarissimi film d’animazione che riescono a essere insieme moderni e antichi.
C’è la tecnica innovativa, un’animazione 2D con luce e profondità da cinema ma anche l’anima delle fiabe raccontate a bassa voce, davanti al fuoco.
È un film che parla di dono, di trasformazione e di come la bontà, se messa in moto, diventi contagiosa.

Trama

Jesper, figlio viziato del direttore delle poste, viene mandato in punizione in una remota isola del Nord per aprire un ufficio postale.
La città è divisa da due famiglie in guerra, e nessuno scrive lettere. Finché Jesper incontra Klaus, un falegname solitario che vive nel bosco con un magazzino pieno di giocattoli.
Da quell’incontro nasce un’alleanza improbabile che cambierà il villaggio e il significato stesso del Natale.

È una storia che inizia come una punizione e diventa una rivelazione: la bontà non è un talento, ma un’abitudine.

Regia e stile

Sergio Pablos, che aveva lavorato a Despicable Me, costruisce qui un film d’animazione radicalmente diverso.
Il disegno è tradizionale, ma la luce è digitale, il risultato è una texture quasi pittorica in cui ogni inquadratura sembra un quadro nordico.
Le ombre sono vive, il freddo si sente, e il colore entra nella storia man mano che i personaggi cambiano, è una regia che racconta la redenzione anche visivamente.

Dal punto di vista narrativo, Klaus gioca con la struttura del mito, prende un simbolo iper-conosciuto e lo svuota dei suoi eccessi commerciali per restituirgli senso.
In questo, è quasi un “prequel morale” del Natale come lo conosciamo: un’educazione sentimentale al dono.

Temi e riflessioni

C’è un’idea forte che attraversa tutto il film: ogni atto di gentilezza genera un altro atto di gentilezza. È la catena del bene come movimento narrativo, una teoria etica animata.
Jesper parte egoista, ma il contatto con Klaus e con i bambini di Smearensburg lo costringe a uscire da sé: il dono smette di essere transazione e diventa trasformazione.

Sul piano simbolico, Klaus è anche una riflessione sulla comunicazione: lettere, parole, gesti. In un mondo che ha smesso di parlarsi, scrivere una lettera diventa un atto rivoluzionario.

E poi c’è la malinconia dolce di Klaus stesso, un uomo che costruisce giocattoli per un amore perduto. Lui non salva il mondo, ma lo ricorda: ricorda che la memoria dell’amore può generare futuro.

Punti positivi

  • Animazione straordinaria: calda, artigianale, senza tempo.
  • Sceneggiatura intelligente, piena di ironia e grazia.
  • Colonna sonora emozionante ma mai invadente.
  • Un messaggio etico chiaro e universale, ma raccontato con leggerezza.

Punti negativi

  • Alcuni momenti iniziali sono un po’ caricati sul comico, ma trovano presto equilibrio.
  • Il finale è perfetto nel tono, anche se lascia una leggera malinconia che, in fondo, è parte del suo incanto.

La mia esperienza di visione

Mi ha stupita come un film d’animazione, apparentemente semplice, potesse essere così adulto. Non tanto per la complessità ma per la sincerità, la bontà non è mai ingenua, è sempre una scelta faticosa.
Quando Jesper dice “un vero atto di bontà non si aspetta mai nulla in cambio”, ho pensato che forse il Natale intero si regge su quella frase.

Perché guardarlo a Natale

Perché ci ricorda che ogni leggenda nasce da un gesto umano.
E che il miracolo del Natale non è un evento soprannaturale, ma la capacità di cambiare un po’ alla volta, lettera dopo lettera, sorriso dopo sorriso.
Klaus è la prova che l’animazione può ancora essere poesia.
E che anche il mito più raccontato del mondo può tornare a brillare, se qualcuno ha il coraggio di guardarlo da capo.

4 risposte a “Klaus – I segreti del Natale (2019)”

  1. È un film che ho profondamente adorato. La Spagna, in questo millennio, è stata capace di regalarci perle incredibili e questo è, secondo me, il prodotto di maggiore impatto. Non c’è stato niente che non mi sia piaciuto, specialmente la rivisitazione, in chiave realistica e senza magia, della figura di Babbo Natale.

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    1. Sì, concordo tantissimo! Le produzioni spagnole, in generale, stanno vivendo un momento fortissimo. Hanno questa cosa bella di unire tecnica, cuore e una varietà enorme di stili. Klaus ne è proprio la prova, tutto semplice e senza magie forzate, solo quella umanità che arriva dritta. Il cinema spagnolo sa davvero sorprendere

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    1. Ti capisco, davvero. Anche per me ha proprio quell’atmosfera che fa Natale senza nemmeno provarci

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