L’ho scelto perché Winterson riesce a parlare del Natale senza mai cadere nel sentimentalismo.
Il suo è un Natale terreno, carnale, spesso stonato: dove l’amore è queer, le famiglie sono inventate e la fede è una cosa che si ricostruisce con le mani, come una torta che non lievita ma che profuma di casa lo stesso.
Ogni racconto è un piccolo miracolo laico, un atto di gentilezza dentro un mondo distratto. Winterson scrive come se stesse decorando un albero con i ricordi, alcuni brillano, altri pesano ma tutti servono a tenere viva la luce.

Trama

Dodici storie, dodici Natali.
C’è chi incontra un fantasma sotto la neve, chi cucina per chi non tornerà più, chi si innamora nel momento meno opportuno.
Tra ricette di pudding, apparizioni e riflessioni sul tempo, Winterson costruisce un calendario emotivo dove ogni racconto è una finestra che si apre su un diverso modo di credere.
Credere nell’amore, nella memoria, o semplicemente nella possibilità di ricominciare.

Stile e atmosfera

La prosa è brillante, ironica, intensamente lirica. Winterson mescola il tono gotico delle fiabe inglesi con un’ironia moderna, da pub londinese la notte di Natale.
Ogni pagina è un equilibrio tra poesia e realismo: può farti ridere per un dialogo assurdo e un attimo dopo lasciarti con gli occhi lucidi. C’è qualcosa di molto umano nel suo modo di raccontare la spiritualità, niente aureole solo persone che sbagliano e continuano ad amare comunque.

Temi e riflessioni

Sotto la sua superficie di luci e biscotti, Dodici racconti di Natale è un libro che interroga la società contemporanea. Winterson usa il Natale come lente per osservare le nostre contraddizioni: la solitudine nell’epoca dell’iperconnessione, la retorica della famiglia tradizionale contro la realtà delle relazioni scelte, la spiritualità trasformata in marketing emotivo.

Ogni racconto è una piccola resistenza. C’è chi lotta contro la logica dell’efficienza, chi rifiuta la vergogna, chi decide che la gentilezza è un atto politico. In un mondo che misura tutto in produttività, Winterson rimette al centro il tempo dell’inutile: cucinare, ascoltare, credere senza prove.

La sua idea di Natale non è mai “buonista”. È un esperimento sociale, quasi antropologico, cosa succede se, per una notte, ci comportiamo come se la compassione fosse ancora possibile? E soprattutto: perché la lasciamo morire il 26 dicembre?

C’è un filo femminile e queer che attraversa il libro, non come identità rivendicata, ma come sensibilità che scardina il potere. Winterson mostra che la cura, l’amore e la solidarietà non sono virtù private: sono gesti pubblici, sociali, rivoluzionari. In un certo senso, il suo Natale è un laboratorio politico dove la comunità si ricostruisce partendo dai margini.

E così, tra un fantasma che chiede perdono e una torta che non lievita, Dodici racconti di Natale diventa una critica gentile ma ferma al nostro modo di vivere: troppo veloce, troppo chiuso, troppo distratto per accorgersi che il miracolo, se esiste, è ancora nelle mani delle persone.

Punti positivi

  • Scrittura vivissima, piena di immagini e ritmo.
  • Alterna ironia e commozione con naturalezza.
  • Racconta il Natale come momento di verità, non di apparenza.
  • Include voci e amori fuori dallo schema, senza dichiararlo mai come “tema”, ma come realtà.

Punti negativi

  • Alcuni racconti hanno un tono volutamente enigmatico: chi cerca un Natale “facile” potrebbe perdersi tra i simboli.
  • È un libro da leggere lentamente, più che da divorare.

Perché leggerlo a Natale

Perché è un libro che restituisce profondità a una festa che spesso scivola via tra lucine e sconti.
Perché parla di amore, di memoria, di fede e di rinascita senza mai alzare la voce.
E perché, alla fine, ti lascia con una sensazione dolce e strana: la certezza che anche nei giorni più freddi, qualcosa — o qualcuno — può ancora scaldarti.

Dodici racconti di Natale è come aprire un regalo dimenticato: non serve che sia perfetto, basta che sia vero.

4 risposte a “Dodici racconti di Natale”

  1. Da recuperare assolutamente, è finito dritto dritto in lista.

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    1. Felice di avertelo messo sotto l’albero allora 😌

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  2. Grazie per questa bella recensione che ci fa conoscere una silloge perfetta per accompagnare un Natale meno main stream.

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    1. Grazie 😊 sì, è proprio un Natale fuori dagli schemi.

      Piace a 1 persona

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