Tokyo Godfathers è uno di quei film che ti fanno credere di guardare una storia di strada, e invece ti ritrovi davanti a una parabola sull’umanità intera.
Un racconto natalizio che nasce ai margini, tra i cartoni e i vicoli di Tokyo, e che riesce a trovare più fede nella sporcizia che in mille chiese illuminate.
Perché questo film
L’ho scelto perché è un film che ribalta il punto di vista.
Non i ricchi, non le famiglie perfette, non i bambini sotto l’albero: qui il Natale appartiene a chi non ha niente, ma continua a cercare un senso.
È una storia di compassione e caso, di errori e seconde possibilità, raccontata con lo sguardo ironico, empatico e visionario di Satoshi Kon, un autore che sapeva far convivere sogno e realtà come se fossero la stessa cosa.
E soprattutto perché è un film che non predica bontà: la mostra, nuda e imperfetta, tra persone che nessuno vede.
Trama
La notte di Natale, tre senzatetto: Gin un ex ciclista alcolizzato, Hana, una donna transgender con un cuore grande come Tokyo e Miyuki una ragazza scappata di casa, trovano una neonata abbandonata tra i rifiuti.
Decidono di chiamarla Kiyoko, “bambina pura”, e di cercarne i genitori.
Comincia così un viaggio caotico attraverso la città con incontri assurdi, coincidenze che sembrano miracoli, risse, fughe, confessioni.
Ogni passo li avvicina non solo alla madre della bambina, ma anche alle proprie ferite, ai motivi per cui sono finiti per strada.
Regia e stile
Kon dirige con il suo stile unico: un’animazione realistica ma piena di scarti onirici, dove la città diventa un organismo vivo, bellissimo e spietato.
Tokyo è rappresentata come un palcoscenico che non dorme mai: dietro ogni insegna c’è un segreto, dietro ogni vetrina un volto dimenticato.
La regia alterna momenti di comicità slapstick a scene di struggente umanità, una danza perfetta tra assurdo e tenerezza.
Il ritmo è incalzante, ma ogni pausa è piena di verità: un respiro, uno sguardo, un gesto di cura che diventa più rivoluzionario di mille sermoni.
Temi e riflessioni
Sotto la trama da commedia natalizia, Tokyo Godfathers è una riflessione lucidissima sulla società urbana e le sue esclusioni. La città, gigantesca e indifferente, diventa metafora di un sistema che cancella chi non produce, chi non rientra nei ruoli, chi ha smesso di “funzionare”.
Kon mostra che la marginalità non è un fallimento personale, ma una conseguenza collettiva: il prodotto collaterale di un mondo che misura il valore in denaro, apparenza e utilità.
Hana, Gin e Miyuki vivono fuori da tutto ma proprio per questo vedono più lontano. Il loro Natale è una forma di resistenza: costruiscono una comunità effimera ma reale, fatta di cura reciproca e di solidarietà spontanea, le uniche cose che ancora hanno senso. La bambina diventa simbolo di rinascita, ma anche di possibilità sociale: ricordare che ogni vita, anche la più fragile, merita di essere vista.
E poi c’è la città, Tokyo, che nel film diventa quasi un personaggio sociologico. È la società moderna nella sua forma più pura: luminosa, efficiente, inesorabile. Eppure, tra le sue crepe, nascono i veri miracoli, quelli che non si comprano ma si trovano per caso, quando decidi di non voltarti dall’altra parte.
Tokyo Godfathers ci dice che la fede non appartiene ai puri, ma ai sopravvissuti. E che la redenzione, se esiste, non scende dal cielo: si costruisce insieme, nei luoghi dove nessuno guarda.
Punti positivi
- Personaggi memorabili, complessi e teneramente imperfetti.
- Una scrittura che unisce satira sociale, commedia e tragedia.
- Regia magistrale: ritmo, poesia e realismo convivono in equilibrio perfetto.
- Profondità emotiva senza moralismo.
Punti negativi
- Alcune sequenze sembrano incredibili, ma fanno parte della logica fiabesca del film.
- Non è un film “facile”: la leggerezza è solo apparente, dietro c’è una critica molto più dura.
Perché guardarlo a Natale
Perché sposta lo sguardo dal centro ai margini, e lì trova la vera luce.
Perché ti ricorda che la bontà non è una decorazione, è una scelta quotidiana e difficile.
E perché, alla fine, ti lascia con un sorriso strano, pieno di lacrime e speranza, come se anche tu avessi trovato quella bambina tra i rifiuti e deciso, senza sapere perché, di proteggerla.
Tokyo Godfathers è il presepe ribaltato del nostro tempo: niente stelle, niente re magi, solo tre anime smarrite che, nel cuore della città, imparano di nuovo cosa significa essere umani.




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