Entrare nel Purgatorio dopo l’Inferno è come uscire da un sotterraneo e ritrovarsi improvvisamente davanti a una montagna altissima, con l’aria che cambia odore e consistenza. Dante immagina questa montagna come l’effetto collaterale di un cataclisma cosmico: quando Lucifero cadde dal cielo e piombò nel centro della Terra, la massa terrestre si ritirò all’opposto e formò un’isola solitaria nell’emisfero delle acque. È lì che si alza il Purgatorio, lontano da tutto, come un luogo che non appartiene né al mondo dei vivi né al regno dei dannati.

È un paesaggio già narrativo in sé. Dove l’Inferno è discesa in spirale, il Purgatorio è una scalata. Dove prima incontravamo colpe sempre più gravi, qui assistiamo al processo inverso. Setti piani, chiamati balze, in cui i penitenti si purificano gradualmente dai sette peccati capitali. E la cosa più bella è che il criterio non è più il peso della colpa, ma la qualità dell’amore. In basso trovi chi ha diretto il proprio desiderio verso il male. In alto chi ha amato il bene con troppa tiepidezza. In cima chi ha amato i beni terreni più del necessario. È come se Dante riscrivesse la mappa della moralità partendo dai movimenti del cuore, non dalle regole.

La trama della salita

La storia riprende esattamente da dove l’avevamo lasciata. Dante e Virgilio sbucano sulla spiaggia dell’isola proprio all’alba, e già qui c’è un cambio di atmosfera che si sente anche sulla pelle. L’Inferno era buio, stagnante, senza tempo. Il Purgatorio invece ha un ritmo di ore, un cielo che cambia colore, un’aria che sembra respirare. È un luogo attraversato dal tempo, ed è proprio il tempo l’elemento che permette la trasformazione.

Prima dell’inizio della vera salita c’è l’Antipurgatorio, abitato da anime che devono aspettare prima di iniziare la purificazione. Qui Dante incontra amici, musicisti, poeti, gente che lo guarda con affetto e sorpresa. Sembra quasi un preludio teatrale, come se il poema si prendesse un momento di respiro prima dell’ascesa vera e propria.

Poi inizia il cammino. Ogni balza è collegata a un peccato, e la purificazione non ha nulla di statico. È fisica, visibile, quasi cinematografica. I superbi camminano curvi sotto macigni, gli invidiosi hanno gli occhi cuciti come a dire che il male nasce da uno sguardo deformato, gli iracondi avanzano dentro fumi che somigliano alle loro esplosioni interiori. La scena più forte, almeno per me, sono gli accidiosi, costretti a correre e mai fermarsi, come se il rimedio all’immobilità fosse un movimento incessante.

Più Dante sale e più la narrazione si alleggerisce. L’aria si fa limpida, le pene meno dolorose, e i dialoghi più profondi. È qui che il poema diventa davvero umano. Ogni anima non è punita, ma guarita. Ogni incontro è una lezione, non un monito.

Gli incontri che guidano la storia

Il Purgatorio è un piccolo festival letterario. Dante incontra musicisti come Casella, poeti come Sordello, Guido Guinizzelli e Arnaut Daniel, e artisti che parlano con lui come se si ritrovassero a un convegno sospeso nel tempo. Non è più il ring morale dell’Inferno. Qui le anime hanno una dolcezza che nasce dal fatto che sono in cammino verso la liberazione. Parlano di arte, di poesia, di memoria, di gratitudine. È un mondo in cui la vulnerabilità è condivisa.

E la cosa più interessante è come Dante reagisce. Nell’Inferno osservava e giudicava. Qui ascolta e abbraccia, nel senso emotivo del termine. Si commuove, si lascia guidare, si lascia istruire. È come se la trama diventasse un percorso pedagogico, un viaggio di formazione vera e propria.

Il momento in cui tutto cambia

Verso la cima della montagna arriva il momento più importante. Virgilio, che lo ha accompagnato sin dall’inizio, deve lasciarlo. La ragione non può salire oltre un certo limite, e il Purgatorio è proprio il confine. Ed è in quel momento che arriva lei. Beatrice.

Non è più la ragazza angelicata della Vita nova. Qui è figura allegorica, teologica, simbolo di grazia, rivelazione e amore divino. Il suo ingresso è una scena potentissima, quasi teatrale, che segna un punto di svolta nella trama. Da qui in avanti la storia cambia guida, tono, ritmo.

Come continua il viaggio

Il Purgatorio finisce con Dante che entra finalmente nel Paradiso terrestre, un giardino sospeso dove l’aria sembra fatta di memoria e promessa. E qui lui è pronto per l’ultima parte del viaggio.

Ma questo è argomento per il terzo post. Per ora rimango su questa montagna che non punisce ma educa, non condanna ma solleva, non brucia ma cura. È il regno della seconda possibilità, e forse per questo è il libro centrale della Commedia. È la storia di qualcuno che non è ancora salvo, ma che ha finalmente imparato ad alzare lo sguardo.

5 risposte a “La Divina Commedia – Purgatorio”

  1. A scuola abbiamo fatto qualche cantico dell’inferno, accennato appena al paradiso, ma il purgatorio è stato saltato di brutto. E mi dispiace, perché è interessante.

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    1. È sempre lui il cantico sacrificabile, vero? 😂 L’Inferno è troppo iconico per non farlo, il Paradiso sembra “obbligatorio” ma poi lo si accenna e via… e il Purgatorio resta in mezzo, come quelle stagioni centrali delle serie che in realtà sono le migliori. Ed è un peccato enorme, perché è il più umano di tutti: nessuno è perso, nessuno è già arrivato. Tutti stanno provando

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      1. La classica situazione del “figlio di mezzo”: l’invisibile.

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    1. Happy 2026 🥂✨ che sia gentile con noi, passo dopo passo

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