L’ho scelto perché è una delle più belle evocazioni letterarie del Natale mai scritte. Non un racconto morale, ma un ricordo che si scioglie come neve nella voce.
Thomas non descrive il Natale, lo canta: un poema in prosa che trasforma la memoria in fiaba, la nostalgia in ritmo. È un libro breve, ma lascia la stessa sensazione dei Natali d’infanzia, quelli che non si dimenticano, ma che non si possono più ripetere.
Trama (o forse, un sogno)
“Anni e anni e anni fa, quand’ero bambino, quando in Galles c’erano i lupi…”
Così comincia. E subito siamo dentro a un mondo di fiocchi di neve, gatti inseguiti, zii ubriachi e zie profumate di torta. Un paese coperto di bianco, pieno di suoni, di risate e di fantasmi benevoli.
Il piccolo Dylan vaga per le strade del suo villaggio, tra campane e mare, vivendo un Natale che è insieme reale e immaginato, presente e passato.
È un racconto in cui non succede niente eppure succede tutto: la nascita dello sguardo poetico, quella capacità di vedere l’incanto nelle cose più piccole.
Stile e linguaggio
Thomas scrive come se stesse ricordando in diretta.
Ogni frase è un giro di vento, ogni immagine una lanterna accesa nel buio.
La lingua è lirica, piena di ritmo e musica, sembra quasi di ascoltarla, non di leggerla.
Non a caso, fu letta per la prima volta alla radio della BBC nel 1945: era pensata per essere sentita. È letteratura orale, poesia domestica, incantamento puro.
Temi e riflessioni
C’è tutto ciò che fa il Natale: la casa, il cibo, la neve, i parenti, le risate.
Ma soprattutto, c’è il tempo. Il tempo che passa e che solo l’infanzia sa rendere infinito.
Thomas racconta il Natale come una soglia tra il reale e il sogno, tra il bambino che fu e l’uomo che scrive. E nel farlo, costruisce un ponte: ci ricorda che, anche da adulti, possiamo tornare a guardare il mondo con quella stessa meraviglia stanca e luminosa. è quasi un antidoto al Natale moderno: niente consumismo, niente messaggi edificanti, solo la memoria come forma di sopravvivenza.
Punti positivi
- Scrittura musicale da leggere ad alta voce.
- Un racconto che restituisce il Natale come esperienza sensoriale, non morale.
- Breve ma profondissimo
- Evoca senza spiegare: la magia accade perché esiste il linguaggio.
Punti negativi
- Può disorientare chi cerca una trama lineare.
- È più un poema che un racconto: va “sentito”, non analizzato.
Ma se ci si lascia portare, la sua musica fa tutto da sola.
La mia esperienza di lettura
È strano come un testo così breve possa restare così a lungo addosso, come se, per un momento, avessi riaperto la porta di una stanza che non esiste più, ma di cui conosco ancora l’odore.
Perché leggerlo a Natale
Perché ci ricorda che il Natale non è un evento, ma un ricordo collettivo.
E che, anche se il mondo cambia, continua a nevicare, almeno dentro di noi.
Il Natale di un bambino nel Galles non promette miracoli, ma restituisce la cosa più rara: la tenerezza della memoria.
Un piccolo libro da leggere piano, come si ascolta una storia prima di dormire.





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